Sul caso delle Ong che raccattano clandestini in Libia, interviene il vicecapo della Polizia di Stato, Matteo Piantedosi, che avevamo lasciato a cena con la cricca. “I problemi che ci sono nel Mediterraneo sono molto complessi”: è la classica frase di chi non vuole risolvere i problemi. Che non sono affatto complessi, sono semplici: c’è un solo porto da dove partono tutti i clandestini. E ci sono trafficanti umanitari finanziati da Soros e da altri ricchi trafficanti di denaro che li vanno a raccattare quotidianamente con navi sempre più moderne, e sempre più numerose. L’Italia è in balìa di una multinazionale dell’invasione, che ha nel proprio obiettivo di africanizzare l’Europa, per destrutturarla etnicamente e socialmente.
“Il Procuratore di Catania avrà fatto le sue valutazioni sulle ong che intervengono nel Mediterraneo sulla base di risultanze investigative. I rischi nel Mediterraneo sono di più ampia portata, e se l’ha detto, il Procuratore sa quello che lo ha portato a dirlo”, afferma Piantedosi, all’indomani dell’audizione del Procuratore di Catania Zuccaro davanti alla Commissione Schengen in cui ha parlato dell’inchiesta sulle ong che intervengono nel Mediterraneo per salvare i migranti. “Le ong hanno un ruolo importante – dice ancora – nella vita sociale, delle istituzioni, si devono sempre cogliere gli aspetti positivi. Laddove questo non accade, va perseguito, ma non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca”. Non ci sono bambini, c’è solo acqua sporca. E soldi sporchi.
E sulla vicenda è intervenuta in difesa degli scafisti umanitari anche l’Ue: “Le generalizzazioni sul ruolo delle organizzazioni della società civile, che agiscono in gran parte in sostegno e in stretto coordinamento con governi e organizzazioni internazionali per fornire assistenza e salvare vite, devono essere evitate”, ha detto una portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud. “Le regole devono essere rispettate da tutti gli attori coinvolti in eventi di ricerca e salvataggio per garantire che la vita dei migranti e degli equipaggi non siano messi in ulteriore pericolo e che la sovranità dello Stato coinvolto sia rispettato in tutte le fasi”, ha spiegato la portavoce.