Richiedente asilo è un assassino, ricercato dal 2009

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Gli agenti del Commissariato di Portogruaro hanno fermato ieri sera nell’area industriale due sospetti privi di documenti che si allontanavano a piedi dalla zona.

Una volta fermati, dichiaravano di essere marocchini e giocavano il solito jolly: chedevano asilo politico in Italia. Così, invece di essere inviati in un centro di espulsione, venivano accompagnati negli Uffici del Commissariato per essere sottoposti a vista medica (che non evidenziava criticità sanitarie), per poi procedere ai necessari accertamenti.

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Dall’esito dei riscontri emergeva però che gli stranieri erano già stati controllati in vari Stati lungo la “rotta balcanica”, dalla Grecia sino alla Croazia, ove con ogni probabilità erano poi riusciti a salire e a nascondersi su un vagone merci di un treno giunto in Italia, attraverso la frontiera di Trieste. Uno dei due destava, però particolare interesse: parlava discretamente l’italiano e faceva presumere che fosse già stato nel nostro Paese, anche se con il nome fornito non risultava. Attente verifiche e contatti con i colleghi di altre Questure, permettevano di collegarlo a diversi alias he, già dai primi anni del Duemila davano la sua presenza tra la città di Bologna e nella Provincia di Milano: inoltre, con alcuni degli alias lo stesso risultava anche essere già stato fermato ed indagato per spaccio. Oltre a ciò tramite accertamenti presso la Questura di Bologna veniva appurato che con un alias lo stesso era stato condannato in Italia, in via definitiva, ad una pena di più di 20 anni, per l’omicidio di un altro straniero, fatto avvenuto a Bologna nel 2004.

La condanna era diventata definitiva nel 2009, ma lo straniero si era allontanato dall’Italia, facendo perdere le proprie tracce, tanto che su di lui con quel nome pendeva un mandato di cattura emesso della Procura della Repubblica di Bologna esteso anche livello internazionale.

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Lo straniero veniva quindi arrestato e condotto al carcere di Pordenone a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’altro no, ora è un profugo.