La possibile caduta di alcune roccaforti dello Stato islamico non è, paradossalmente, una buona notizia. C’è la convinzione che Isis attiverà le cellule dormienti di immigrati islamici per vendicare gli attacchi, e che molti altri nati in Europa e cittadini per Ius Soli rientreranno dopo la caduta.
Ogni episodio, come l’aggessione all’aeroporto di Parigi, viene analizzato per ricostruire qualunque possibile contatto con la ragnatela radicale che comunica sul web o si affida a predicatori itineranti. L’allerta è massima. Un allarme che riguarda anche l’Italia e spinge a potenziare le misure di sicurezza in vista delle celebrazioni del Trattato di Roma, che nel prossimo weekend raduneranno nella capitale i capi di Stato della Ue.
Dalla scorsa estate le partenze di volontari della jihad verso il Medio Oriente si sono sostanzialmente fermate: la frontiera turca è stata chiusa, i viaggi sono diventati impossibili. Il che è male: ponti d’oro al nemico che fugge e bloccare gli ingressi, non le uscite. E’ la stessa propaganda del Califfato a invitare i suoi immigrati a non partire: “Bisogna seminare la morte in Occidente, dovete ucciderli lì dove vi trovate”, ripetono gli appelli rilanciati su Internet.
Invece aumentano le segnalazioni sui reduci che dall’Iraq e dalla Siria cercano di tornare in Europa, muovendosi soprattutto lungo i percorsi balcanici dei profughi. Perché noi chiudiamo in uscita, non ingresso. Si sentono emuli della Hijram, la sacra migrazione che nel 622 portò Maometto dalla Mecca a Medina, permettendogli di sfuggire ai nemici e rimettere in sesto il suo gruppo. Sono combattenti che non si sentono sconfitti e credono in una missione di fede senza scadenze: uomini addestrati da mesi di guerra e pronti a tutto. Soprattutto a sgozzare noi.
E i vertici della sicurezza italiana sono convinti che il terrorismo islamico, presto, colpirà anche da noi. Non è questione di se, ma di quando: l’analisi dei segnali aggiornata continuamente mostra aspiranti kamikaze islamici privi di armi ma capaci di usare qualunque strumento per cercare di uccidere: un coltello, un auto, un camion. Ogni immigrato islamico è un potenziale terrorista.
E non basteranno certo gli ottomila soldati messi a presidiare piazze e monumenti; agli agenti è stato chiesto di girare sempre armati, anche quando sono fuori servizio.
Intanto, a Londra, sul Tamigi, ci si prepara al peggio: