Profughi stupratori, lavoratrici costrette a farsi molestare per non perdere lavoro

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Violenze e abusi sessuali all’interno del campo profughi di Bagnoli, destinati a moltiplicarsi ogni giorno come si trattasse di un’eventualità da mettere in conto al pari di “un’attività ordinaria”. Compagna di lavoro ormai abituale la paura. Quella paura pronta ad assalirti ogni volta che varchi il cancello d’ingresso del posto dove lavori ben sapendo, per esperienza diretta o per esperienza della collega, che ti può capitare il peggio. E tu sei indifesa perché sei stata lasciata sola. E perché non c’è alternativa quando ti fanno capire che o ti va bene così oppure quella è la porta, libera di andartene.
Le vittime.

È il dramma che stanno vivendo le donne, tutte residenti nella Bassa Padovana, dipendenti di alcune cooperative impegnate nel garantire lavori e servizi nel campo situato nella frazione di San Siro, oltre 800 fancazzisti africani: perché loro non possono nemmeno pulire le stanze dove gozzovigliano.

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Donne vittime di ripetute aggressioni sessuali. Nessuna al momento ha ancora presentato querela: hanno paura di essere lasciate a casa. Di essere licenziate. E non a caso: chiaro il messaggio ricevuto dopo aver informato dell’accaduto tanto il datore di lavoro quanto i vertici Edeco (Ecofficina), famigerata coop che gestisce la struttura. Insomma: le donne italiane, pur di non perdere il lavoro, sono costrette a sottostare alle violenze sessuali dei cosiddetti profughi africani.

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Venerdì scorso incontro segreto in Prefettura a Padova. Intorno al tavolo il vicario del prefetto con delega al piano di colonizzazioni dei profughi, Pasquale Aversa, il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan, e la sindacalista Elena Capone di Labor, sindacato autonomo che sta seguendo la delicatissima questione cercando di tenerla nascosta.

Prima i comportamenti di alcuni stranieri si limitavano a qualche battuta in un italiano stentato, magari accompagnato da qualche gesto osceno. Poi dalle parole, si è passati alle vie di fatto. Così le lavoratrici sono state attese all’ingresso del campo; in qualche caso “scortate” nelle aree in cui dovevano lavorare oppure, vittima di un vero e proprio agguato, sono state sorprese e aggredite.

«Episodi gravissimi», riferisce un pubblico amministratore. Tuttavia ufficialmente, nessuno parla. Nessuno commenta. Introvabili il sindaco Milan e la sindacalista Capone, mentre la situazione è al limite.

E’ fuori da ogni limite. La struttura va presa d’assalto e sgomberata. I suoi ospiti, stupratori, rimandati in Africa.