Magistrati dichiarano che un uomo può essere donna anche se ha il pene

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Una sentenza che puzza di eversione etica. È quella emessa dal Tribunale di Bergamo che consentirà ad un transessuale di 45 anni di cambiare il proprio stato civile senza sottoporsi all’intervento chirurgico.

Il caso ha dei rari precedenti in Italia, ma a Bergamo è il primo in assoluto.

La sentenza, emessa il 9 febbraio scorso e pubblicata venerdì 10 marzo, nasce dal caso di un 45enne che, nonostante nell’anno 1996 avesse ottenuto dal Tribunale l’autorizzazione all’intervento chirurgico di modifica dei propri caratteri sessuali primari, ha chiesto la rettifica dello stato civile senza sottoporsi all’intervento chirurgico con la motivazione che “negli ultimi vent’anni ha potuto raggiungere un equilibrio psico-fisico tale da vivere ed essere socialmente riconosciuta come una donna“.

Che tradotto, significa che si finge donna e poi hai una ‘sorpresa’.

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Il Tribunale di Bergamo, sezione prima civile, composto dai giudici Lucia Graziosi, Vincenzo Domenico Scibetta e Sara De Magistris, ha dato il via libera affinché sia ufficialmente riconosciuto il suo nuovo genere femminile. Anche se ha un coso tra le gambe.

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Si legge nella sentenza che l’intervento “diventa necessario soltanto allorché lo stesso sia volto a consentire alla persona di raggiungere uno stabile equilibrio psicofisico”.

Rifacendosi a varie bizzarre sentenze di corti sovranazionali, i quattro personaggi in toga affermano nella bizzarra sentenza che “ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica, il trattamento chirurgico costituisce soltanto una delle possibili tecniche per conseguire l’adeguamento dei caratteri sessuali al genere, rimanendo pure sempre una scelta del singolo quella relativa alle modalità attraverso le quali realizzare il percorso di transizione”.
Secondo il Tribunale, dunque “accertato che le terapie ormonali, il percorso psicologico e l’adeguamento dei caratteri fisici secondari ai quali l’attore si è sottoposto negli anni gli hanno consentito di raggiungere una condizione di equilibrio psicologico e sociale, determinando il suo irreversibile adeguamento al genere femminile, la rettifica richiesta non può che essere accolta”.

Dietro il termine ‘diritti’, si nasconde il tentativo di destrutturare la società togliendo ogni punto di riferimento. Il tentativo di eliminare anche l’assoluta e innegabile differenza di genere dichiarando, con una sentenza, che un uomo con le palle è in realtà una donna. E’ evidente il carattere eversivo, arrogante e ridicolo al tempo stesso della sentenza.

I magistrati sono in una fase di delirio di onnipontenza: danno i bambini ai gay, dichiarano che i clandestini sono diversamente legali e, ora, che un uomo è una donna, se si sente tale. Ci si aspetta a breve lo stesso per gli umani che si credono animali o alieni (e cene sono).

Questa sentenza permetterà al signore di frequentare bagni femminili e liberare il suo aggeggio. E nessuno potrà denunciarlo.