«Gran ghetto», slum africano controllato dalla mafia nigeriana

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Lo slum africano tra Rignano Garganico e San Severo era controllato dalla mafia nigeriana. È il retroscena che emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari sulla gigantesca baraccopoli appena demolita: alla criminalità organizzata locale serviva manodopera low-cost da impiegare nei campi al posto dei locali, e loro gliela vendevano. Le uniche vittime erano i lavoratori italiani.

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Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, la baraccopoli era stata trasformata in una roccaforte inespugnabile, una miniera d’oro realizzata lucrando sulla pelle dei lavoratori locali che, contro la concorrenza degli schiavi neri non poteva fare nulla.

Non solo. Era anche un business a tutto tondo per la mafia nigeriana, visto che i loro braccianti pagavano tutto: l’acqua, il cibo, la ricarica elettrica del telefono, il posto su una brandina o un vecchio materasso, il passaggio in campagna, la percentuale su quanto guadagnato sul raccolto, tutti soldi che finivano nelle casse dell’organizzazione.

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«Queste organizzazioni – racconta un investigatore esperto di criminalità internazionale – sono diventate ormai tra le più pericolose a livello mondiale». Perché sono brutali, come ogni cosa che arriva dall’Africa. E noi stiamo importando ogni giorno la loro manovalanza.

L’operazione di sgombero è scattata mercoledì. Ma la notte seguente i migranti sono riusciti a entrare nell’accampamento e due maliani sono rimasti carbonizzati in un incendio appiccato dai clandestini.

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Uno dei tanti roghi appiccati nel corso di tre giorni ad alta tensione scanditi da proteste e rivolte che secondo la Dda sarebbero state pilotate. Adesso il ghetto non esiste più: le ruspe hanno buttato giù le ultime baracche e gli scheletri di vecchi casolari affacciati su una distesa di fango e polvere e cenere. Ma il rischio è che presto possano sorgere altre baraccopoli. Tanto più con l’arrivo della stagione estiva quando nel Tavoliere si riversano braccianti provenienti da tutta italia. Li vuole la mafia.