Seguendo il ragionamento del presidente Jacob Zuma (in foto con le sue attuali 4 mogli), esternato nel suo discorso allo Stato della Nazione, è possibile che il Sudafrica percorra le stesse tappe disastrose del vicino Zimbabwe, la cui economia è stata travolta dall’iperinflazione solamente nel 2009 e ancora oggi sembra soffrire di decenni di misure demagogiche e autolesionistiche del suo presidente Robert Mugabe, oggi un ultranovantenne ancora in cerca di un ulteriore mandato. Rivolgendosi al popolo e alla politica di Pretoria, Zuma ha invitato tutti i neri a unirsi in Parlamento per cambiare la Costituzione, in modo da rendere possibile ciò che ad oggi possibile non sarebbe: espropriare le terre dei bianchi senza alcun indennizzo.
Il presidente sudafricano ha mostrato la volontà di effettuare una ricognizione della proprietà delle terre in era pre-coloniale, così da potere verificare il modo di distribuirle alla maggioranza nera, riecheggiando la proposta di Julius Malema, leader del partito radicale Combattenti per la Libertà Economica, che chiede proprio l’espropriazione delle terre oggi in mano ai “teppisti” bianchi e senza indennizzo.
Zuma sta esternando sempre più toni aggressivi verso la minoranza bianca, specie dopo che l’African National Congress ha subito alle elezioni amministrative dell’agosto scorso il peggiore risultato dalla fine dell’apartheid, pur mantenendo di gran lunga la maggioranza assoluta dei consensi. Per riformare la Costituzione servono i due terzi dei seggi in Parlamento, ragione per la quale il capo dello stato punta adesso a compattare le forze politiche espressione dei neri. Per tutta risposta, Andries Breytenbach, segretario del Partito Boero Afrikaner, ha parlato di “dichiarazione di guerra”.
Il genocidio con il sorriso di Mandela è finito. Ora inizia quello senza.