Mercatore: l’uomo che aprì il futuro agli Europei

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La giornata di oggi vede il 506esimo anniversario della nascita di Mercatore, il cartografo fiammingo che diede vita a una ‘proiezione cartografica’ di inestimabile importanza per lo sviluppo della navigazione.
Una proiezione che si può considerare la summa di quella ‘Volontà di Potenza’ e di quella brama di Conoscenza, che avevano caratterizzato l’Europa nel periodo delle ‘grandi esplorazioni geografiche’.

L’idea di aiutarsi con delle mappe per viaggiare in mare è ben presente già nell’ antico Mediterraneo: popoli abituati a navigare, come i greci, ne sono un chiaro esempio. Certo, erano carte empiriche, che in pratica si limitavano a delineare le linee di costa conosciute.
Tuttavia questa cartografia poteva andare bene , per l’appunto, per muoversi nel Mediterraneo; dove, del resto, si era soliti navigare con le coste a vista.
Ma quando nel pieno del ‘400 l’Europa si riversò all’infuori dei confini conosciuti, essa si mostrò palesemente inadeguata.
Navigare in immensi oceani ignoti, difatti, metteva in evidenza la necessità che la cartografia compiesse un salto di qualità: in breve, bisognava poter delineare su una carta anche una superficie non osservata.

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Da allora parte un eccezionale sviluppo della disciplina, che culmina con la creazione di planisferi sempre più accurati.
C’è però un grande problema: per rappresentare correttamente la superficie terrestre, è necessario rispettare tre parametri: ovvero ( in estrema sintesi) le distanze, le figure e gli angoli della rappresentazione devono essere eguali a quelle reali. Ma ciò è impossibile quando si parla di carte geografiche ( e non di ‘mappamondi’), perché la superficie di una’sfera’ non può essere riprodotta senza errori su di un piano.
Ciò vuole dire che tutte le carte geografiche che osserviamo ( specie i planisferi) sono in realtà ‘sbagliate’, perché possono riprodurre fedelmente ( al massimo) uno solo dei tre parametri succitati ( sono perciò dette, alternativamente: equidistanti, equivalenti, conformi).

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Ora, la chiave del discorso è che, a seconda dell’uso specifico che si vuole fare di una mappa, si preferisce rispettare un parametro rispetto ad un altro.
Ovvero, considerando che realizzare una carta significa anzitutto proiettare il reticolato geografico ( meridiani e paralleli) su di un piano, bisogna decidere in quale modo effettuare questa proiezione.

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Per capire a questo punto quale fu grandezza di Mercatore, bisogna considerare un aspetto fondamentale della navigazione. Quando si è in mare, generalmente, non si preferisce seguire la via più breve tra il punto di partenza e quello d’arrivo, perché questo necessiterebbe continui cambi di direzione che, se possono non essere un problema sulla terra asciutta, lo diventano facilmente navigando in mezzo ad un oceano.
Nella navigazione si cerca allora di mantenere una data direzione ( rotta) e per far ciò risulta ottimo seguire la cosiddetta ‘linea lossodromica’, una linea che interseca tutti i meridiani sotto lo stesso angolo e mantiene sempre la stessa direzione rispetto ai punti cardinali, permettendo quindi di orientarsi.
Mercatore elaborò appunto una proiezione conforme, che avesse la capacità di rappresentare sulla carta geografica, come segmento di retta, ogni ‘lossodromia’.

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La sua proiezione divenne così, da subito, una base estremamente utilizzata per le carte nautiche e andò quindi, come accennato in precedenza, a fungere un po’da compimento a quella brama di Conoscenza che era esplosa in quegli anni.
Si può quindi considerare la ‘summa’ di quell’Europa che si spinse oltre i suoi confini, e che si avviò a diventare centro del mondo.

E tocca constatare che, incredibilmente, oggi l’Europa vive quella grandezza passata non come motivo d’orgoglio, ma come fonte di perenne senso di colpa; anche quando quel passato espansionista servì, ad esempio, a diffondere quei famigerati ‘diritti umani’ cui pure sembra tanto tenere.
E non è una coincidenza, che la stessa proiezione del Mercatore che ( per via delle inevitabili deformazioni trattate in precedenza) ingrandisce l’Europa rispetto all’Africa e all’emisfero australe, sia stata tacciata di eurocentrismo..
Ma a dispetto di tale colpevolismo, è ragionevole sostenere che sia stato proprio un certo pensiero ‘cristiano/liberale’ (antesignano dell’odierno “masochismo etnico”), ad aver fatto i danni maggiori al tempo delle nostre glorie passate; con concetti come quello del “fardello dell’uomo bianco”, ovvero del peso morale di dover ‘civilizzare’ i popoli che vivevano nelle terre conquistate. Si è pensato di poter facilmente portare al nostro livello popolazioni ‘diverse’, e i danni sono sotto gli occhi di tutti…