“Lasciateci assumere profughi invece di Italiani”: appello choc di 100 imprese

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Hanno l’acquolina in bocca, vogliono seguire le orme di Farinetti e assumere a spese dei contribuenti, finti profughi low-cost: «Lasciateci assumere i profughi».

Suona più o meno così la richiesta avanzata da cento aziende che hanno inviato una lettera al prefetto Renato Saccone, al sindaco Chiara Appendino e al governatore Sergio Chiamparino.

fact_iconA firmare l’appello sono sfruttatori di ogni risma: ristoratori, agricoltori, artigiani, commercianti e soprattutto le solite cooperative, coordinati dalla famigerata rete «Senza Asilo».

Si tratta di piccoli sfruttatori torinesi che nel corso degli ultimi mesi hanno ospitato, a spese dei contribuenti, richiedenti asilo e ora vogliono fare un salto di qualità nel business. Che, come sappiamo, rende più della droga.

E adesso non vogliono privarsene: «Chiediamo di poter proseguire il percorso intrapreso con questi ragazzi perché sono bravi. Hanno imparato un mestiere e sono diventati risorse fondamentali».

Ma c’è un ostacolo, sono clandestini: per nove su dieci la risposta è negativa. Ma questo non li ferma, sono abituati ad assumere clandestini, del resto.

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Finora hanno firmato l’appello circa trenta ristoranti, sei falegnamerie, cinque imprese di impianti elettrici e idraulici, quattro panetterie, due sartorie. E ancora: negozi, aziende metalmeccaniche, una ditta di traslochi, uno studio dentistico, un maneggio. «Negli ultimi mesi – scrivono i piccoli imprenditori – abbiamo dovuto interrompere il rapporto di tirocinio o di lavoro instaurato con il richiedente asilo a causa del rifiuto da parte delle autorità del rilascio del permesso di soggiorno». Esattamente ciò che è successo a Bucar, un ragazzo 27enne della Guinea, sbarcato in Italia su una carretta del mare ormai due anni fa. Inseguiva una vita normale e ha visto il suo sogno prendere forma tra le mura di un laboratorio di dolciumi in Barriera di Milano. «Quando è arrivato non sapeva che cosa fosse il pan di spagna», racconta Alessandro Ledda, titolare della pasticceria Dolcearea. «Perché voglio assumere Bucar? Semplice: perché è bravo. Ha lavorato sodo, ha fatto passi da gigante. Vorrei che continuasse a lavorare con me, ma lo Stato italiano non lo permette. E così facendo mi crea un grave danno economico».

Questi vogliono sostituire giovani italiani, che dovrebbero pagare in modo giusto, con manodopera low-cost.

Tra i firmatari dell’appello c’è anche Luca Dematteis, titolare del ristorante Str.eat. Nove mesi fa ha preso come tirocinante Aliu, uno spilungone gambiano di 23 anni. «Ha cominciato come lavapiatti dimostrandosi attento, puntuale e disponibile. Dopo qualche settimana è diventato aiuto cuoco. Non ha mai fatto un giorno di malattia. Vorrei offrirgli un vero contratto, ma la sua domanda d’asilo è stata respinta».

E’ stata respinta perché è un clandestino. Questi sfruttatori che hanno usufruito per anni a spese dei contribuenti di manodopera gratis con ‘tirocini’, dovrebbero restituire il malloppo. Come dovrebbero farlo i finti profughi una volta che si scopre essere tali.

Purtroppo non abbiamo la lista dei 100 affaristi. Se qualcuno la conosce ce la invii: redazione@voxnews.info

Intanto, questa è la pagina Facebook della pasticceria del signor Ledda Alessandro: https://it-it.facebook.com/CaffetteriaPasticceriaAleRoby/, dove potete andare a scrivere le vostre considerazioni, in modo educato. Recensendo anche la pagina.

E questa è la pagina su TripAdvisor del ristorante Str.eat di Dematteis Luca: https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g187855-d6434370-Reviews-Str_eat-Turin_Province_of_Turin_Piedmont.html