Ambientalismo e immigrazione: inconciliabili

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L’aumento della popolazione rende inevitabile un maggior consumo del territorio attraverso la cementificazione e l’inquinamento, nonché un maggior utilizzo di risorse idriche: a meno che gli ambientalisti non pensino di obbligare – all’aumentare degli ospiti – gli individui a vivere in “comune” in case sempre più piccole. E a meno che non pensino, come fa il povero ministro Clini, che la soluzione per risparmiare acqua sia quella di non cambiarsi le mutande per diversi giorni. Al netto di tutto ciò: più immigrazione significa – è matematica – meno risorse ambientali disponibili per ogni individuo, più cementificazione, più consumo idrico, più inquinamento e più sofferenza idrogeologica.
E questo non ha nulla a che vedere con il fatto che gli immigrati siano “buoni” o “cattivi”: è una semplice questione numerica. Più abitanti ci sono, meno spazio c’è per tutti. E di questo dovrebbe interessarsi chi già è presente in un territorio iper-sfruttato come quello italiano, cercando di proteggere quel che resta della propria qualità della vita e del proprio spazio vitale.

Prima della politicizzazione dell’ambientalismo infatti, i maggiori “nemici” dell’immigrazione erano le associazioni ambientaliste. Oggi hanno completamente perso il senno e sono tra i più acerrimi seguaci dell’accoglienza in piena contraddizione con quello che predicano su ambiente e sviluppo.

L’Italia è oltretutto uno dei paesi più densamente popolati d’Europa. Per motivi storici e per motivi di conformazione geologica. Per non parlare delle zone sismiche.
Per la prima volta da secoli avevamo l’occasione – a causa di una lenta denatalità – di recuperare “spazio”. Di mettere un freno al consumo forsennato di territorio. Invece si sono inventati che se la popolazione non cresce è male, il che è una stupidaggine, anche perché conta la “qualità” di una popolazione, non il suo numero.

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E gli ambientalisti tacciono. Anzi, li trovi tra i primi, sorridenti, ad accogliere i futuri cementificatori a Lampedusa. E’ una di quelle contraddizioni che non si spiegano se non ricorrendo alla religione.

L’immigrazionismo è una religione. E come tutti i seguaci di una fede, i suoi adepti non ragionano, seguono il dogma. E allora potrai anche indicare loro cento volte la contraddizione che c’è tra protezione dell’ambiente e immigrazione, non capiranno. Non vorranno capire. Significherebbe rimanere senza il Dio, e pochi uomini sono in grado di vivere senza. Tra di essi, non ci sono i seguaci della società multietnica.

Quindi, cari ambientalisti: se volete salvare l’ambiente che ci circonda, iniziate ad opporvi all’immigrazione. Altrimenti, buon soylent green per tutti.