Roma: Nomadi svuoteranno cantine cittadini, col patentino

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fact_iconSi parte da Monachina e La Barbuta, i due campi “sperimentali”, il loro abbandono sarà graduale e avverrà dopo una serie di incontri informativi con le famiglie di zingari.

Sul fronte abitativo si accenna all’autorecupero di immobili e a una “struttura adeguata” per la fase intermedia. Sul fronte lavorativo a “forme di accompagnamento” all’impiego, a un “patentino” per i venditori di metalli e a una “messa a norma dell’attività di riciclaggio dei rifiuti“.

Tradotto significa: regolarizzare il traffico di merce rubata e il riciclaggio di rifiuti, pericoloso per la salute pubblica.

E’ la bizzarra bozza del piano firmato dall’assessore al Sociale di Roma Laura Baldassarre, per il superamento dei campi rom e gli zingari nelle case popolari. Lo vuole la UE, dicono.

La presentazione è avvenuta il 17 febbraio nella sala consiliare dell’XI municipio, durante un’assemblea pubblica organizzata dal Comune all’interno della campagna #RomaAscoltaRoma finalizzata alla stesura del Piano Sociale Cittadino.

Al punto “habitat”, il paragrafo relativo alle soluzioni abitative che arriveranno una voilta fuori dal campo, si legge: “La fase degli accertamenti patrimoniali permetterà di individuare i nuclei familiari e gli individui in stato di effettivo e documentato bisogno. Gli sgomberi dal campo avverranno gradualmente e con l’attuazione dei piani individuali di inclusione previsti dal progetto”.

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Si individuano delle ipotetiche categorie di casi da trattare in maniera diversificata. Via dunque a “forme attive di accompagnamento al lavoro” per coloro che possono raggiungere “un certo livello di autosufficienza economica che permetta di provvedere al reperimento di un’abitazione sul mercato”. E all’individuazione dei “nuclei familiari che avevano già dimostrato la volontà di uscire dal campo e che ne hanno i mezzi” e di “quelli che avevano fatto richiesta per un alloggio o per il contributo all’affitto come già accade in molti casi“.

Poi ci sarà chi verrà coinvolto in progetti di ‘auto-recupero’ di edifici. A tal proposito “sarebbe molto importante realizzare fin da ora un censimento degli immobili di proprietà del Comune”. In tutto questo potrebbe servire “una struttura intermedia adeguata, nella disponibilità del patrimonio di Roma Capitale, per poter ospitare famiglie, anche numerose“.

La stessa amministrazione definisce quello occupazione come “il nodo centrale del progetto”. Verranno utilizzate “tutte le possibilità esistenti”. Poi l’elenco. “Creazione di ditte individuali e cooperative miste di servizi, forme di accompagnamento al lavoro per giovani (Borse lavoro, tirocini, Relazioni con COL etc.), accesso a sistemi di micro-credito“.

In pratica, la stessa politica di Marino: nel 2012 il Comune di Roma finanziò tre progetti di reinserimento socio-lavorativo rivolto a centoventicinque rom, con un milione e 600 mila euro. Solo 16 di loro ottennero un contratto.

Si aggiunge “l’individuazione di un percorso, nel rispetto della normativa di settore di primo livello, che porti alla regolarizzazione dei riciclatori di metallo previa autorizzazione e rilascio di un patentino” e quella di “mercatini dell’artigianato (neolingua per mercatini del rubato) in aree predisposte a questo scopo nei municipi”. Sempre “previa autorizzazione e rilascio patentino”. Una specie di, letterale, “sgombero cantine”. Infine, altra possibilità già vagliata in passata, si parla di “accompagnamento nella messa a norma dell’attività di riciclaggio rifiuti”, riservata solo “a quegli adulti che non possono essere assorbiti all’interno del mercato del lavoro, dunque non per le giovani generazioni”. E comunque un’occupazione “a esaurimento”.

Insomma: soldi, case e lavoro. Per gli Zingari.