Salvare la Globalizzazione, ad ogni costo

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1) L’élite che da quasi 30 anni promuove la globalizzazione ha individuato correttamente le radici del problema ma non ha alcun progetto credibile su come risolverlo. Le idee abbozzate da Kupchan potrebbero essere bollate, a loro volta, come “populiste” per la loro vacuità e nascondono una contraddizione per ora insanabile. In un passaggio, l’ex consigliere di Obama scrive che “i posti di lavoro che stanno diminuendo di numero soprattutto per l’automazione, non a causa del commercio estero”. Ma se questo è il problema: come pensano di risolverlo? Mistero.

2) Kupchan invoca le istituzioni. Scusate, ma non capisco: non sono stati proprio gli ambienti transnazionali a promuoverne scientemente lo sradicamento a livello nazionale e, contestualmente, il trasferimento di poteri a quelle sovranazionali? Non è paradossale che a invocare i “contrappesi istituzionali” siano coloro che li hanno screditati e talvolta vanificati?

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Ben più significativa è l’affermazione successiva: Cosa vuol dire che “i media, l’opinione pubblica e l’attivismo (…) devono essere pienamente adoperati?” Notate bene che Kapchan non parla di “alcuni media” o di “testate sulle nostre posizioni” ma di media, di opinione pubblica in senso assoluto, e usa il termine “adoperare”, come se l’establishment a cui appartiene avesse il potere di orientare l’insieme dei media.

Scusate – si potrebbe e si dovrebbe obiettare – ma non siamo in democrazia? La stampa non è libera? In teoria sì ma di fatto il mainstream è ormai sinonimo di conformismo, che a tratti sfocia nel pensiero unico. Anche in Occidente. Tema che chi legge questo blog conosce bene, obiettivo che si ottiene ricorrendo alle tecniche di spin che descrivo da 10 anni (vedi il saggio “Gli stregoni della notizia Da Kennedy alla guerra in Iraq. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi”).

La novità è che tali tecniche venivano usate per sostenere i governi, a cominciare dalla Casa Bianca. Ora apprendiamo che possono essere usate anche contro di essa se il presidente, come Trump, non è gradito, sebbene legittimamente eletto.