Intera famiglia non trova lavoro: “Coop assumono solo immigrati” – VIDEO

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“Coop hanno il monopolio delle pulizie e assumono solo immigrati e profughi”

Nell’Inghilterra vittoriana i bambini lavoravano. L’ambiente era quello descritto da Dickens.
Uno dei lavori peggiori nei quali i bambini venivano impiegati era la pulizia dei camini, che avveniva dall’interno.

Si dovette attendere fino al 1875, perché il Conte di Shaftesbury riuscisse finalmente a far approvare dal parlamento la legislazione contro l’impiego dei bambini in questi lavori.

Perché? I maggiori difensori del lavoro minorile utilizzavano le stesse tesi attualmente utilizzate per difendere l’immigrazione: senza di loro – i bambini, come oggi gli immigrati – l’economia non poteva andare avanti. Tutto si sarebbe farmato, perché sarebbe costato troppo impiegare lavoratori adulti. E’ la classica motivazione che sta dietro al lavoro a basso costo.

Le lobbies che allora preferivano impiegare i bambini piuttosto che i loro padri, così da spendere meno, sono le stesse lobbies che oggi preferiscono impiegare immigrati al posto degli autoctoni. Stesse tesi: costano meno, fanno lavori che gli altri non vogliono più fare…

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E allora cosa successe, dopo la messa al bando del lavoro dei bambini? Forse le famiglie inglesi morirono congelate perché nessuno voleva più pulire i loro camini? Perché non si trovava più chi potesse fare quel lavoro?
Ovviamente no. Gli allarmismi di quelle lobbies si rivelarono per quello che erano – terrorismo – e i maestri spazzacamini trovarono rapidamente altri modi per pulire i camini. In sostanza: sostituirono i bambini con la tecnologia.
Allo stesso modo, oggi, quelle imprese che vivono di lavoro low-cost da immigrazione, lo sostituirebbero con la tecnologia. La grande disponibilità di manodopera inibisce gli avanzamenti tecnologici, perché nessun imprenditore investe in tecnologia quando può assumere bambini, piuttosto che immigrati, a pochi soldi. O schiavi, come nell’Impero Romano.
E questo ha delle conseguenze. Conseguenze nefaste a lungo termine, sulla capacità di una società di progredire a livello tecnologico e di produttività del proprio sistema economico.

Al contrario di quello che dice la propaganda – ovvio che lo dica, visto che i media appartengono a grandi industriali – non sono i bassi, ma gli alti salari ad essere positivi per l’economia. Per due motivi: perché stimolano i progressi tecnologici che nel tempo arrivano a compensare i costi in un circolo virtuoso. Perché favoriscono il consumo e la nascita di una classe media.

Non c’è nulla di peggio, che la presenza di un grande numero di lavoratori disponibili a lavorare in qualsiasi condizione e a qualsiasi prezzo. Perché questi rimuovono l’incentivo maggiore al rimpiazzo di una tecnologia obsoleta con una più produttiva.

Qualcuno si è mai chiesto come mai, l’Impero non progredì dal punto di vista della tecnologia applicata al lavoro, mentre progredì in tanti altri campi? Schiavi. L’immigrazione dell’epoca.

Ovviamente, queste sono motivazioni economiche e utilitariste – quelle morali sono molto più importanti – tanto per scendere sul piano di chi tesse le lodi dell’immigrazione e confutarne le tesi. Come vediamo, neanche dal punto di vista economico, l’immigrazione è un bene.