Pisa: ora i parcheggiatori abusivi vogliono la Partita IVA

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«Lavoriamo onestamente. Tutti i giorni. Per guadagnare quei pochi spiccioli necessari a pagare l’affitto e a mantenere le nostre famiglie, ma siamo trattati come delinquenti, multati e cacciati». Poveri operai? Negozianti tartassati dalle tasse? No i parcheggiatori e venditori abusivi senegalesi che infestano la città di Pisa.

Dà voce alla bizzarra protesta dei ‘lavoratori’ abusivi il quotidiano locale: «L’unica speranza – sottolinea Abdou Faye, 42 anni, uno dei tanti presenti ogni giorno nelle piazze cittadine – per sopravvivere onestamente dopo aver perso il lavoro, quello vero». Molestare i cittadini esigendo soldi per ‘parcheggi pubblici’ è ‘sopravvivere onestamente’.

Ma leggiamo il demenziale racconto del giornale del gruppo De Benedetti:

Che permette di guadagnare il necessario per pagare cibo, affitto, bollette e mantenere a distanza una famiglia. E che, per tanti, consente anche di far fronte a quelle multe diventate l’ennesimo schiaffo ad una vita di stenti e sacrifici. Un lavoro in strada che è «unica speranza» e insieme strumento per affermare quella dignità che, «nonostante tutto non abbiamo perso».

Assistiti dall’associazione AfricaInsieme e dal Progetto Rebeldìa, a decine ricorreranno contro le sanzioni, facendo leva sulla motivazione: “esercizio abusivo della professione di parcheggiatore”. «Non siamo parcheggiatori, ma venditori ambulanti. Con regolare licenza e partita Iva – spiega Abdou Anne, ambulante 35enne – Il nostro lavoro si svolge per strada e anche nei parcheggi, dove ci sono più possibilità di vendere e dove proponiamo la nostra merce a chi vuol comprare, senza alcuna insistenza».

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Carte bollate, ma anche proposte. Saranno due i percorsi che i circa 150 venditori ambulanti senegalesi presenti in città percorreranno per cercare di trovare una «soluzione condivisa con le istituzioni ad una presenza che fa molto discutere». Con una lettera inviata al sindaco Marco Filippeschi, al presidente del consiglio comunale Ranieri Del Torto e al prefetto Attilio Visconti, i rappresentanti dei lavoratori del commercio ambulante della comunità senegalese chiedono di convocare un tavolo di confronto. «Siamo parte di questa comunità, alla cui ricchezza abbiamo contribuito con il nostro lavoro. E vivendo in questa città abbiamo aiutato nel nostro piccolo l’economia – si legge nella missiva – Da tempo, per quanto cerchiamo, non riusciamo più a trovare un impiego che non sia saltuario e mal pagato, ma ci siamo inventati il lavoro della vendita ambulante. Con regolare licenza e partita Iva e tasse periodicamente pagate. D’inverno e d’estate, con la pioggia e con il sole a picco, siamo nelle strade a cercare di vendere quegli oggetti che come ogni commerciante compriamo e rivendiamo. Da mesi ormai subiamo controlli, oppure ci allontanano senza alcun motivo dai nostri “luoghi di lavoro”. Pensiamo che sia possibile cercare insieme una soluzione, che però tenga conto anche della nostra parte e per questo chiediamo all’amministrazione comunale un incontro a cui possano partecipare anche le associazioni cittadine che da tempo ci sostengono».

Che, insieme alla comunità senegalese, stanno studiando una serie di proposte da presentare alle istituzioni con l’obiettivo di sciogliere anche quel dubbio che assilla gli ambulanti. «Siamo regolari, lavoriamo e paghiamo le tasse – concludono – ma probabilmente qualcuno non vuole più vederci in città».

La partita IVA ai parcheggiatori abusivi.

Domanda: se non hanno lavoro, cosa stanno a fare in Italia? Perché invece delle multe, non scatta il rimpatrio immediato?

A proposito: non erano qui per “fare i lavori che gli italiani non vogliono fare”?