Omosessualità e patologie infettive, una tragedia nascosta – DATI E RICERCHE

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Dal blog della dottoressa Silvana De Mari:

Da almeno 30 anni in tutto il mondo occidentale è sempre più allarme per il riscontro evidente della correlazione tra alcune patologie gravi, INFETTIVE e TUMORALI e il comportamento omosessuale. In particolare viene fatto riferimento alla: infezione da HIV che comporta come patologia conclamata o latente l’AIDS.

Alcuni dati:

  • allarme OMS: rapporto del 2014 e 2015 confermato dalle ricerche del prof. Gandolfini – ospedale di Brescia : rischio infezione HIV che supera le 19 volte negli omosessuali rispetto alla popolazione non omosessuale di controllo.
  • Centres for Diseas Control Usa: studio del 2006-2009: omosessuali come unico gruppo dove l’infezione da Hiv è in netto aumento pari al 48% e fonte di non meno del 61% delle nuove infezioni da HIV malgrado negli Usa siano meno del 2% della popolazione complessiva.
  • Dati confermati da Mediciitalia dott Mario Corcelli -2009 medico legale.

Come dato collaterale confermato dall’Oms è stata dimostrata la diffusione dell’AIDS ad Haiti negli anni ’80 da parte degli omosessuali soprattutto americani. Dati confermati da prof. Barbara Suligoi direttore del centro operativo AIDS dell’Istituto Supperiore della Sanità -Roma.

Forte allarme dal Dipartimento per la Salute e Igiene mentale – New York City 2016 dr Pathela capo staff: omosessuali (in maggioranza sesso maschile) soggetti a duplice infezione HIV e SIFILIDE con rischio 140 volte superiore al resto della popolazione. Incidenza doppia a NY City (dati riportati da Jaids rivista specializzata di monitoraggio dell’ infezione Hiv).

Allarme dai reparti infettivi del Cilento -Reparto Infettivi ospedale V. Fazzi di Lecce (report 2016) riscontrato boom di infezioni HIV -SIFILIDE da contagio omosessuale: revisione casistica del 2013-2016.

Infezione da PAPILLOMA VIRUS responsabile dei CONDILOMI anali e genitali (forma tumorale con alta incidenza alla degenerazione in carcinoma maligno). Il contagio sessuale è accertato con altissima incidenza nella popolazione omosessuale che è soggetta a un rischio di oltre il 50% di degenerazione carcinomatosa anale (dal Journal of the Medical Association 1982, New England Journal of Medicine 1987, Dr f Quatraro -Gastroenterologia 2012, Dr. Attilio Nicastro- membro Acoi (ass. Chirurghi Ospedalieri Italiani), 2015 dell’Europen Hospital-Roma).

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Infezione da CLAMIDIA che nella donna porta a danni genitali/ovarici e è possibile causa di sterilità.

GONORREA che colpisce almeno il 14% degli omosessuali.

SIFILIDE con l’80% di pazienti che sono omosessuali.
Spesso le patologie sono associate, tenendo conto che l’infezione da HIV comporta la sindrome da immunodeficienza acquisita e, quindi, è come una porta aperta per molteplici infezioni, in più aggravata da eventuale tossicodipendenza.

Infezione da AMEBA 14% omosessuali e da GIARDIA 15% omosessuali dove è evidente il contagio per via anale.

La correlazione è ovvia perchè la penetrazione per via anale comporta un ripetuto e frequente trauma al canale ano-rettale coperto da un solo strato di fragile mucosa che facilmente si rompe, si danneggia e per sua natura ha un altissimo indice di assorbimento di innumerevoli sostanze.
E’ una immancabile via di infezioni, anche solo pensando alla presenza stabile di una importante flora batterica intestinale.
Stesso discorso di estrema fragilità vale per le mucose oro-faringee. L’ ambiente vaginale a PH acido è, invece, sterile di solito, con un rivestimento mucoso robusto e pluristratificato.

A differenza del canale vaginale il canale anale ha un calibro stretto. Le dimensioni del calibro penieno possono arrivare a oltre 3 volte quelle di un colonscopio per adulti (British Journal of Urology).

Gli omosessuali hanno frequentemente partners molteplici .
Questo spiega le ripetute segnalazioni dell’ incidenza di INCONTINENZA FECALE anale negli omosessuali maschi (American Journal of Gastroenterology con 6150 pazienti studiati tra il 2008 e il 2010 e riscontro di rischio relativo del 34 % nelle donne, del 119% negli uomini)
Stessi dati e conclusioni riporta in una serie di studi del 2013 e 2014 la dr.ssa Chiara Atzori infettivologa