Profughi reclutati per spacciare ai ragazzini italiani

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Sono per lo più profughi, richiedenti asilo, che vendono droga sui bastioni di Verona, «reclutati» per il piccolo spaccio. Si tratta in genere di pochi grammi di sostanza, suddivisa già in dosi e nascosta in pacchetti di sigarette o in confezioni di caramelle, e i controlli da parte dei carabinieri che negli ultimi mesi si sono intensificati si traducono in un arresto ogni giorno.

Come quello di sabato e in manette, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, sono finiti due fratelli originari del Gambia, Teddy e Amadou Jallow, rispettivamente di 26 e 21 anni, entrambi ospitati a Costagrande e il più giovane era già stato arrestato e processato il 2 gennaio. Ieri al termine della convalida, e in attesa del processo, dovranno presentarsi ogni giorno a firmare in caserma a Grezzana. Entrambi sono in possesso di un permesso di richiedente asilo ma l’arresto comprometterà il buon esito della pratica.

I PROFUGHI SPACCIATORI E L'OPERATORE UMANITARIO
I PROFUGHI SPACCIATORI E L’OPERATORE UMANITARIO
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Il problema legato allo spaccio sui bastioni si è acuito negli ultimi mesi, soprattutto perché da alcune segnalazioni era emerso che molti dei «clienti» erano proprio studenti, per lo più minorenni. Tra la fine del 2016 e le prime due settimane del 2017 gli arresti si sono susseguiti, l’amministrazione comunale ha stabilito un servizio di vigilanza ma il piccolo spaccio non è cessato. Tre arresti in 48 ore tra il 30 dicembre e Capodanno, uno un libanese di 26 anni, è in carcere.
Sabato, quando la pattuglia del Norm di Verona ha notato la compravendita di droga ed è intervenuta, la reazione dei due giovani è stata immediata. E secondo un copione che si ripete pressoché identico, dopo aver gettato a terra la scatola di caramelle che conteneva le palline di hashish, hanno colpito i carabinieri e poi si sono dati alla fuga. Il 1° gennaio Amadou Jallow era fuggito giù dai bastioni, i carabinieri avevano cercato di fermarlo e lui li aveva colpiti poi aveva cercato di nascondersi sotto una macchina in sosta nel parcheggio di via Città di Nimes. Davanti al giudice Paola Vacca, al termine della convalida, aveva patteggiato 8 mesi: in tasca teneva 27 grammi di hashish e un coltellino utilizzato per tagliare la droga. Nemmeno dieci giorni dopo è di nuovo in tribunale. Sempre per spaccio.

«A Verona sono quattro i casi di, cosiddetti, “profughi” sorpresi a spacciare ai Bastioni nelle ultime settimane, due solo sabato, uno è pure recidivo. Ne chiediamo l’espulsione immediata», interviene l’europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Lorenzo Fontana.

«Non si tratta più solo di casi isolati, di questo passo si arriverà a parlare di racket. L’escalation di simili episodi di cronaca – che spesso degenerano in aggressioni alle forze dell’ordine – mostra chiaramente che clandestinità fa rima con criminalità. I fatti dicono che più immigrati si accolgono più aumenta il margine di rischio. Sarebbe opportuno un giro di vite sull’accoglienza: è moralmente disdicevole pagare vitto e alloggio, con i soldi dei cittadini, a clandestini che delinquono. Esprimiamo la nostra massima solidarietà e riconoscenza alle forze dell’ordine, spesso le prime a subire le conseguenze di politiche sbagliate».