La fine del mandato di Hussein Obama somiglia sempre più all’ultimo viaggio di un folle. Nella giornata di ieri sono sbarcati al porto tedesco di Bremerhaven centinaia di carri armati e veicoli da combattimento diretti verso il confine russo.
Saranno seguiti da circa 3.500 soldati del 4th Infantry Division di Fort Carson, Colorado.
La vittoria di Trump fa tremare la NATO e il complesso militare industriale. La dichiarata simpatia del neo presidente degli Stati Uniti verso la Russia preoccupa chi aveva investito miliardi nel confronto con Mosca, nella speranza di commesse sempre più pesanti.
Lo dimostra proprio il fantasmagorico programma di ‘difesa’ nei paesi Baltici ed in Polonia, dove a inizio 2017 verranno posizionati – forse – quattro battaglioni di circa mille uomini e l’idea di metterne in allerta altri 300 mila. Per combattere un nemico che non c’è.
La NATO doveva essere sciolta con la caduta del muro. E’ sopravvissuta a se stessa, perché gli organismi, soprattutto quelli che generano per una potenza come il complesso militare industriale ingentissimi contratti, tendono all’autoconservazione: e per sopravvivere, aveva urgente bisogno di un ‘nemico’ tecnologico all’altezza, la Russia, non certo il terrorismo islamico che si combatte con facilità bloccando l’immigrazione, e che non garantisce commesse miliardarie.
La NATO dimostra la sua inutilità nel fatto che mentre siamo invasi da orde di africani, dispiega migliaia di soldati ai confini della Russia.