Conetta: 15 etnie diverse, un centinaio di guerriglieri africani

Vox
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Una babele in cui convivono, male, 15 diverse etnie, ciascuna delle quali si è ritagliata un ruolo, a volte lo ha imposto, a volte subìto. Il campo profughi di Conetta è un pezzo di Africa e un pezzetto di Asia: 1.300 invasori sul suolo italiano.

Parlano inglese, francese, pashtu, urdu, bengali. Molti gozzovigliano lì da un anno. Commettono reati: spaccio, prostituzione, violenze. Qualche stupro. E una rivolta ogni tanto: con annesso tentativo di linciaggio di operatori, tanto non vengono puniti.

Il gruppo più numeroso è quello dei nigeriani: ce ne sono 456. Fancazzisti dediti al mercato della prostituzione in fuga da una guerra che esiste solo nelle teste dei nostri politici.

E sono loro a detenere il business del commercio all’interno dell’ex base militare. Un commercio spicciolo, fatto di bibite, qualche genere alimentare, sigarette. Sesso e droga.

«L’unica cosa che teniamo sotto controllo è che non venga fatto credito a nessuno» spiegano gli operatori di Edeco, «perché c’è il rischio che si creino tensioni. Per il resto è un’attività che i ragazzi si gestiscono senza creare problemi».

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Alcol zero: «Non è permesso nel campo e quello che viene trovato, ma capita raramente, viene sequestrato». Peccato che i cittadini testimonino il contrario.

Sono 143 i richiedenti asilo che arrivano dalle Guinee, parlano tutti francese e sono tutti musulmani. Molti di loro sono sportivi, vanno a correre e giocano a calcio. Tutto a spese nostre. Poi ci sono 132 zambesi. Dal Senegal arrivano 122 fancazzisti. Sono 117 i migranti giunti dal Mali. Tutti paesi vicini alla Siria, in senso cosmico.

Gli ivoriani sono un centinaio e alcune decine di loro sono ex guerriglieri. Quasi tutti attaccabrighe, con un perenne atteggiamento di sfida stampato sul viso. Delinquenti.
Dopo avere messo a ferro e fuoco il centro, giorni fa, sono stati premiati dal governo con lo spostamento in hotel emiliani. «Risultano molto poco inclini alla mediazione al dialogo. Pretendono più che chiedere» dicono gli operatori. Sono anche quelli che hanno più di tutti la tendenza a mettere sotto gli altri creando spesso tensioni».

Poi un centinaio di Bengalesi in attesa di entrare nel mercato nero. Dal Pakistan sono arrivati 40 ragazzi, musulmani piuttosto integralisti, come del resto i dieci afghani che li affiancano nella geografia del campo, molto protettivi rispetto al gruppo: l’elemento identitario è preminente ed è il perno dello scontro latente con il blocco africano.

Infine ci sono 105 ghanesi e 15 camerunensi: sempre su di giri – fumano e bevono a volontà – maniaci della musica, gran ballerini, estroversi nell’abbigliamento. Passano il tempo a divertirsi. A spese nostre.