Ce lo ricordavamo lo scorso 3 giugno a Lampedusa ad inaugurare il “Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo”, e sbavare davanti alla demenziale ‘porta della pace’:
Domani lo vedremo ai funerali di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane italiana morta nell’attentato di Berlino. Le esequie saranno celebrate nella Cattedrale di San Panfilo, a Sulmona.
Con che coraggio, un individuo che è stato sul luogo del delitto – dove il delitto è cominciato – a sanzionare la moralità della presenza in Italia del suo esecutore, si presenti domani al funerale della vittima è cosa che spiega, oltre ogni ragionevole dubbio, chi sia l’abusivo che gozzoviglia al Quirinale.
Avesse una faccia non come quel che non si dice, eviterebbe. Lui che a Lampedusa ha celebrato l’arrivo di chi è venuto qui per uccidere. Davanti a quella porta aperta che non rappresenta la ‘pace’, ma l’invasione.
Proverebbe vergogna per avere, insieme al suo predecessore e allo stuolo di criminali politici che infestano la politica italiana, favorito l’ingresso in Italia di fantomatici profughi che sono, nella migliore delle ipotesi parassiti economici, spacciatori e prostitute, e nella peggiore stupratori e terroristi islamici.
Ma uno come Matteralla non prova vergogna. Altrimenti non si sarebbe fatto nominare PdR da un Parlamento abusivo, che la Consulta di cui era parte ha definito incostituzionale ma lasciato sopravvivere: giusto in tempo per eleggere lui.
Siamo al paradosso nel quale i responsabili del disastro non provano vergogna. Passano con nonchalance dall’accogliere i carnefici a piangere (fingendo) le vittime.