Ilva, governo taglia i 50 milioni per curare bambini Taranto: spesi per recuperare barcone affondato in Libia

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Cinquanta milioni per curare gli abitanti di Taranto avvelenati dall’Ilva. Moltissimi bambini che stanno morendo di tumore. Cinquanta milioni per finanziare l’assunzione di medici, l’acquisto di attrezzature sanitarie per cercare almeno di arginare l’emergenza sanitaria in corso. Scordatevelo, la promessa, fatta anche dal sottosegretario Claudio De Vincenti e dal ministro Beatrice Lorenzin per rispondere a quel +26% di ricoveri di bambini e ragazzi fino a 14 anni nei quartieri più vicini all’impianto siderurgico, che uccide ma è tenuto in piedi dal governo a suon di decreti perché “non ci sono alternative”, rimane tale.

Perché “non c’era più il via libera di Palazzo Chigi”, si è sentito rispondere il presidente della commissione bilancio Francesco Boccia quando, in piena notte, è andato a bussare alle porte del ministero dell’Economia, perché quella deroga da 50 milioni al decreto 70 (riconversioni ospedaliere, assunzioni di medici e personale, risparmi sulla spesa sanitaria regionale) avrebbe dovuto essere nella legge di Bilancio, “presente tra le priorità del governo”.

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La salute dei bambini di Taranto vale meno dei cadaveri dei clandestini africani che il fottuto premier è andato a raccattare in riva alla Libia (oltre 50 milioni spesi nell’operazione) e delle varie mance distribuite nella legge a fancazzisti africani e coop dell’accoglienza. Meno delle mance ai sindaci che hanno accettato di prendersi finti profughi.

Per Palazzo Chigi i tarantini possono aspettare ancora. E morire. Non sono fancazzisti africani.