Italiani non hanno fiducia nel diverso

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Otto italiani su dieci non si fidano dell’altro. Il 78,1% delle persone pensa infatti che ”bisogna stare molto attenti”, rileva l’Istat mentre il 19,7% e’ orientato ad un atteggiamento di fiducia.

Le donne sono piu’ diffidenti, con il 79,4% che ha un atteggiamento di cautela rispetto al 76,7% degli uomini. La diffidenza e’ maggiore, inoltre, tra gli anziani di 75 anni e oltre (supera l’80%) e tra i 25-34enni (77,8%).

Alla domanda di valutare le probabilita’ che possa essere restituito un portafoglio smarrito se a ritrovarlo e’ un vicino di casa, un membro delle forze dell’ordine o un perfetto sconosciuto, i rispondenti accordano il maggior grado di fiducia agli esponenti delle forze dell’ordine (82,4%), seguiti dai vicini (69,8%). Soltanto il 12,1% si fida degli estranei .

Ci stiamo avviando verso la società di tipo americano: completamente atomizzata. Putnam, studioso di Harvard per primo analizzò con dati e numeri, il fenomeno della frammentazione sociale causata dall’immigrazione. Non c’è ritorno.

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Robert Putnam ha dimostrato come, più una comunità è “diversa” dal punto di vista culturale e razziale, più questa diviene non cooperativa ed emotivamente frammentata.

E’ evidente che i due studi sono complementari: l’arrivo di immigrati frammenta la società e la rende meno “solidale” e “cooperativa”, spezzandola lungo faglie etniche. Questa frammentazione conduce alla violenza.

Non è infatti naturale, “immolarsi” per chi non ha con noi alcun legame. E’ naturale invece, preservare la propria identità e chiunque con noi la condivida.
E’ una semplice legge evolutiva. Perché dovrei “favorire” un Africano piuttosto che un Amerindo rispetto ad un mio consanguineo?

Dal punto di vista evolutivo, morire in battaglia per Sparta aveva un senso biologico, perché coloro che sopravvivevano portavano avanti la discendenza biologica di cui anche “tu” morto, facevi parte. Ma morire in guerra per il Grande Re persiano non aveva senso, biologicamente parlando.

Oggi, stiamo creando una società nella quale, non solo, sarà orribile vivere, ma anche, per la quale non varrà la pena morire.