Sindaco PD: “Accogliamo profughi ma non nel mio Comune”

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“Puntiamo tutto sul turismo, non possiamo ospitare i profughi. Rovinano l’attrattività del territorio”. Dopo le barricate di Gorino Ferrarese si allarga il fronte del no all’accoglienza dei profughi anche nel vicino Polesine. Questa volta però a sbarrare la strada, almeno a parole, è un sindaco del Pd, Claudio Bellan, eletto alla guidaPorto Tolle, piccolo comune polesano di circa 10mila abitanti. Dopo un’assemblea dei sindaci del Polesine sulla gestione dell’accoglienza, il sindaco del Pd ha inviato una relazione al prefetto di Rovigo, chiedendo di escludere il suo Comune dall’ospitalità.

Sindaco, perché il suo Comune non può ospitare i profughi?

«Le ragioni sono moltissime. Non abbiamo strutture pubbliche adeguate all’accoglienza. Inoltre il nostro territorio sta tentando di uscire dalla crisi puntando sul turismo: gite in barca, percorsi in bici e a piedi vicino agli argini e tra la natura e gli agriturismi. Non vogliamo che l’arrivo di profughi possa in qualche modo influire sull’immagine del territorio».

La proposta del prefetto prevedeva però la distribuzione tra i vari comuni con una quota minima di 6 o 7 profughi per ognuno. Ritiene che siano comunque troppi?

«Non è questione di numeri. Anche se dovessimo rispettare la quota dei 3 profughi ogni mille abitanti arriveremo a un massimo di 30 richiedenti asilo. Ma il nostro territorio è molto particolare: al di là del turismo abbiamo una bassissima densità abitativa: anche i servizi sono molto distanti tra loro. Sarebbe impossibile garantire quelli essenziali anche solo per un profugo. L’ospedale più vicino è a 70 chilometri di distanza».

E se ci fosse qualche privato disponibile a ospitare?

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«In quel caso valuteremo. Io ho dato massima disponibilità al prefetto per il dialogo e la collaborazione, ma solo se strettamente necessaria. Ho chiesto quindi che Porto Tolle possa non essere tra i primi Comuni della lista pronti per ospitare nuovi arrivi o ridistribuzioni tra i territori. Non sono contrario all’accoglienza, ma la situazione non permette a Porto Tolle di ospitare».

Il suo Comune non è conosciuto soprattutto per la pesca e non tanto per il turismo?

«In realtà per anni l’immagine di Porto Tolle è stata la centrale Enel. Di quel progetto restano solo 380 ettari da bonificare. Per uscire da questo passato e dalla crisi che ha lasciato, possiamo contare solo sulle nostre forze: pesca, agricoltura e turismo sono la nostra identità. Vogliamo diventare sempre di più territorio per turisti».

Lei è stato eletto con il Pd, questa posizione non è contraria alla vostra politica di partito?

«Assolutamente no. Io mi sono reso disponibile al dialogo con il prefetto e gli altri sindaci. Condanno barricate e slogan contro l’accoglienza degli altri colleghi di altre aree politiche. Ma prima di tutto io sono un sindaco, chiamato ad amministrare. E in queste condizioni ora non possiamo accogliere i profughi».

Quante scuse per non dire: “Non li vogliamo”. Che è diritto del padrone di casa.