SINDACO E CITTADINI SI COMPRANO HOTEL PER EVITARE ARRIVO PROFUGHI

Vox
Condividi!

Monterosso Grana (Cuneo) – «Il titolare dell’albergo accoglie i profughi solo perché l’alternativa è chiudere? Bene, allora quei soldi glieli daremo noi come Comune. L’importante è che nel nostro paese non arrivino richiedenti asilo».

Mauro Martini, sindaco di Monterosso Grana, comune piemontese in provincia di Cuneo che non arriva a 600 abitanti ha deciso di resistere. E i cittadini sono con lui.

Vox

Non appena hanno saputo che nell’hotel del centro sarebbero arrivati dei finti profughi, tutto il paese si è mobilitato con una raccolta firme «contro la speculazione sugli immigrati che alloggeranno nell’albergo A la Posta», chiuso e inagibile dal 2008, che il proprietario, Oliviero Urbano, vuole affittare a una famigerata cooperativa torinese per ospitare un gruppo di fancazzisti. I residenti hanno già organizzato turni di quattro ore per tutta la settimana, per un presidio.

«Il problema spiegano – sono i numeri. Chiediamo un’integrazione graduale ma qui si vogliono trasferire persone in blocco». L’albergo ha 50 camere, l’ex ristorante può contenere 200 persone. Praticamente un terzo della popolazione del comune. «Il prefetto ha assicurato che saranno meno di 100 – dice il primo cittadino -. Ma anche fossero 30, è evidente la clamorosa speculazione: 37 euro al giorno per ciascun migrante e un contratto di un anno, rinnovabile per tre anni. Totale: 1,2 milioni». E che la motivazione di fondo dell’accoglienza è una questione di denaro, lo conferma il titolare dell’ex albergo: «Non riesco più a coprire i costi ha ammesso Urbano non posso mantenere una struttura vuota. Così ho l’opportunità di riattivarla. Ho firmato un precontratto con una cooperativa».

Adesso i suoi concittadini gli chiedono di stracciare il documento e, ribadisce il sindaco Martini, trovare assieme «un accordo, una mediazione sulla cifra che potrebbe essere sui 30 mila euro, in parte erogati dal Comune». Urbano ci pensa poco più di un secondo, sorride e commenta: «Parliamone». Sarà meglio.