15enne pestata da due zingari e nessuno interviene, il padre: “Bastardi”

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La vittima è una ragazzina italiana di quindici anni, Giulia. Sull’autobus 451 ha ‘osato’ avvisare una coetanea che due zingari la stavano per borseggiare. E’ scattato il pestaggio, tra l’indifferenza generale.

L’ha denunciato il padre, Nicola Franco, che sul suo profilo Facebook si rivolge agli italiani che hanno assistito all’aggressione: «Fine di una patria chiamata Italia», è il titolo del post di Nicola Franco, consigliere municipale di Fratelli d’Italia e unico candidato di centrodestra alla presidenza di municipio riuscito ad arrivare al ballottaggio alle scorse elezioni capitoline.

«Mi rivolgo a te uomo adulto, padre o nonno; a te donna madre o nonna; oppure a te ragazzotto palestrato con sorella o ragazza e anche a te italiano/italiana che non sei né padre, madre, nonno/a, fratello o sorella ma che ieri alle 13,30 ti trovavi sull’autobus 451 all’ altezza del Quarticciolo su Via Palmiro Togliatti e hai assistito a quella scena , rimanendo fermo ed in silenzio quando una ragazzina di soli 15 anni è stata aggredita e malmenata da 2 zingari , un uomo ed una donna, sui 30 anni». Per paura? Per non subire ritorsioni?, si chiede con rabbia il papà di Giulia.

«Quella ragazzina, invece, tutte queste domande non se le è poste ma è subito intervenuta. Lei, 15 anni, nonostante avesse davanti un uomo e una donna del doppio della sua età, si è subito messa a difesa di un’altra ragazzina che neanche conosceva». Una volta scesa dall’autobus in lacrime, Giulia ha chiamato la mamma, che è subito corsa e ha fermato una pattuglia della Polizia per denunciare l’episodio di violenza. Nicola Franco nella sua lettera aperta si rivolge anche alle forze dell’ordine. «Dico anche a te caro agente di p.s., come si fa a rispondere “e ora noi cosa possiamo fare ?” senza prendere neanche la descrizione dei due. Quella ragazzina ha dato a tutti voi una dimostrazione e lezione di senso civico , legalità e solidarietà che nessuno di voi merita!».

Poi si rivolge agli zingari: «A voi due invece, uomo con la maglietta blu e scuro di carnagione e a te donna con i capelli lunghi neri e felpa grigia,una cosa sento di dirvi… Brutti bastarti. Da quando è successa questa cosa non riesco più a vivere, ho passato la giornata a scandagliare ogni accampamento di zingari compresi tra il Quarticciolo e Cinecittà; ho ripreso quell’autobus e rifatto il percorso alla stessa ora. E così farò domani, dopodomani e i giorni a seguire fino a quando non vi troverò. Poi vi giuro che per ogni calcio, schiaffo, tirata di capelli , per ogni secondo di paura che avete fatto vivere a lei, corrisponderà 1 litro del vostro sangue».

«A questo siamo arrivati…pronti a girarci sempre dall’ altra parte perché tanto non ci tocca da vicino. Ed invece non è così –conclude Franco – perché oggi è toccato a mia figlia ma ogni giorno c’è la figlia di qualcuno e domani potrebbe essere il tuo turno. Ci stiamo arrendendo. Io però non ci sto».

Se vogliamo, possiamo dare una risposta scientifica a quello che sta accadendo alla nostra società. Alla perdita di ‘legami sociali’. Alla ‘desensibilizzazione’.

Più la società si ‘diversifica’, più si indeboliscono le relazioni sociali. E meno è forte il senso di solidarietà: ci stiamo isolando gli uni dagli altri. Perché chi comanda sta inoculando nell’organismo sociale ‘elementi estranei’.

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Che la “diversità” sia una debolezza e non una forza, lo ammetterà chiunque non sia un fan sfegatato del sadomasochismo.
Questo, oltre ad essere “vero” intuitivamente, è anche stato provato a livello scientifico.

Lo studio condotto dal Findlandese Tatu Vanhanen:

Ha dimostrato come, più una società è etnicamente diversa, più questa società è violenta.

Lo studioso ha analizzato tutti i paesi del mondo e ha comparato la loro frammentazione etnica con il loro livello di violenza e instabilità, trovando tra le due una correlazione “positiva”.

Ma questi non sono gli unici danni che porta la società multietnica. Un altro scienziato, Robert Putnam –http://www.theamericanconservative.com/article/2007/jan/15/00007/ -, ha dimostrato come, più una comunità è “diversa” dal punto di vista culturale e razziale, più questa diviene non cooperativa ed emotivamente frammentata.

E’ evidente che i due studi sono complementari: l’arrivo di immigrati frammenta la società e la rende meno “solidale” e “cooperativa”, spezzandola lungo faglie etniche. Questa frammentazione conduce alla violenza.

Non è infatti naturale, “immolarsi” per chi non ha con noi alcun legame. E’ naturale invece, preservare la propria identità e chiunque con noi la condivida.
E’ una semplice legge evolutiva. Perché dovrei “favorire” un Africano piuttosto che un Amerindo rispetto ad un mio consanguineo?

Dal punto di vista evolutivo, morire in battaglia per Sparta aveva un senso biologico, perché coloro che sopravvivevano portavano avanti la discendenza biologica di cui anche “tu” morto, facevi parte. Ma morire in guerra per il Grande Re persiano non aveva senso, biologicamente parlando.

Oggi, stiamo creando una società nella quale, non solo, sarà orribile vivere, ma anche, per la quale non varrà la pena morire.