Comune Bologna: case popolari a immigrati anche se affittano casa di proprietà

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Bologna – Il consigliere comunale Umberto Bosco, della Lega, ha presentato un Ordine del giorno per impegnare la maggioranza a modificare i regolamenti comunali così da introdurre “l’obbligo per i cittadini stranieri di fornire la documentazione attestante la situazione patrimoniale all’estero, mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall’autorità consolare che ne attesti la conformità all’originale“. Un modo per evitare che i soliti immigrati si freghino, come accade, tutte le case popolari, anche quando ce ne hanno già una che affittano ad altri.

Ma il Comune preferisce continuare con le autocertificazioni, false. E non controllabili. E ha bocciato la proposta. Così gli italiani continueranno ad essere ultimi nell’assegnazione dell’asilo per i figli, delle case, del contributo di solidarietà e di altri servizi comunali.

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Per verificare lo stato patrimoniale di un cittadino bolognese basta collegarsi al server dell’Agenzia delle Entrate o al catasto, cosa impossibile per gli stranieri.

“Non è infrequente – scrive Bosco nell’Odg – che cittadini stranieri, con ingenti patrimoni all’estero, possano facilmente accedere alle misure di sostegno, scavalcando gli altri richiedenti”.

“Quello che chiediamo è la semplice applicazione della legge e del buon senso – dice Bosco – . Secondo il Capogruppo del partito di maggioranza, siccome esistono paesi in totale caos (Libia, Siria, Iraq, ecc.) i cui cittadini non possono per ovvie ragioni contare sui rispetti consolati, allora non si possono pretendere i documenti di nessuno forestiero, neanche se proviene da un paese stabile, dotato di un catasto e di un’agenzia delle entrate. In pratica, per non discriminare gli stranieri di diversi stati si preferisce discriminare solo gli italiani. In commissione proverò a spiegare al centrosinistra che in questo modo risultano discriminati anche gli immigrati effettivamente privi di patrimonio all’estero, sia mai che tirando in ballo i loro interessi, cambino posizione”.