C’è un Comune toscano dove le case popolari vanno agli Italiani

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CASCINA – «La casa agli italiani»: a Cascina, primo comune della Toscana amministrato dalla Lega, gli slogan della campagna elettorale diventano realtà: uscite le prime graduatorie per l’assegnazione dei contributi sugli affitti. E c’è stata una sorpresa pur non essendo cambiata la legge di riferimento. Ora il 75% dei beneficiari del contributo pubblico è italiano. E italiani sono i primi dieci nomi in graduatoria.

Cascina, applicando alla lettera la legge, ha ottenuto il risultato che voleva. In particolare ha chiesto agli stranieri di dichiarare, con tanto di certificato autenticato emesso dall’ambasciata o dal consolato, se hanno proprietà nel Paese di origine. Equiparandoli in questo alle richieste fatte agli italiani.

Una piccola e geniale idea che rende la vita impossibile ai falsi poveri stranieri. Peccato venga applicata solo a Cascina e non in altri comuni toscani. E nemmeno a Bologna.

Fatta la legge, trovato il cavillo. L’assegnazione relativa ai contributi per l’integrazione dei canoni di locazione è prevista dall’articolo 11 della legge numero 431/98. E quindi cosa è cambiato? La legge – spiega Edoardo Ziello, assessore alle politiche sociali – «è stata arricchita da una particolare fonte, costituita dal Dpr 445/2000 che prevede la possibilità da parte della pubblica amministrazione di richiedere ai cittadini comunitari ed extracomunitari idonee certificazioni che attestano l’assenza di titolarità di diritti di proprietà o altri diritti reali all’estero, mediante una procedura che si avvale dell’ausilio dell’ambasciata o del consolato dello Stato di provenienza del cittadino non italiano».

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In sostanza, italiani e stranieri vengono messi sullo stesso piano. Un italiano, che è proprietario di case, non può accedere a certi aiuti. Cercare i furbetti è facile. I Comuni controllano la documentazione prodotta dagli italiani essendo in collegamento diretto con l’Agenzia delle Entrate e con il catasto.

Per gli stranieri, anche se comunitari, diventa tutto molto più difficile perché i vari enti non sono collegati tra loro. E forse la richiesta di tante certificazioni li scoraggia. Non tutti hanno la possibilità di recarsi all’ambasciata o al consolato. «Era piuttosto incomprensibile che i cittadini italiani fossero sottoposti alla verifica dei propri beni eventualmente posseduti in altre città, rispetto a Cascina, e ciò non valesse per tutti gli altri. Ora chi sa di non avere diritto agli aiuti magari evita di chiederli» dice l’assessore. Che poi, una dietro l’altra, elenca le priorità dei criteri che la Lega intende seguire nel sociale a Cascina. Prima gli italiani, equità sociale, turn-over tra i beneficiari degli interventi. «Chi ha contribuito alla costruzione dell’attuale sistema di welfare, pagando per anni le tasse, se per qualche disgrazia si ritrova costretto a dover chiedere aiuto al Comune, deve essere messo al primo posto, rispetto a chi arriva dall’altra parte del mondo, poiché è grazie ai sacrifici degli italiani se tante persone straniere possono beneficiare di un sistema di welfare».

Lo stesso principio, che non tutti i Comuni applicano così rigidamente, verrà applicato «nel nuovo regolamento, nel sistema di assegnazione degli alloggi comunali per l’emergenza abitativa» dice Ziello.

Ora, cari sindaci, non avete più scuse.