TIZIANA CANTONE condannata a pagare 20mila euro di spese legali a Google e YouTube

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Tiziana Cantone, la 31enne suicidata dopo la diffusione di suoi video porno sul web, aveva ottenuto la cancellazione dei filmati dalla Rete. Era però stata condannata a rimborsare le spese legali a 5 siti per, complessivamente, circa 20mila euro. Lo si legge nella decisione del giudice sul provvedimento di urgenza chiesto dalla donna per la rimozione dei video.

La decisione è stata depositata lo scorso 8 agosto. Il giudice Monica Marrazzo aveva accolto parzialmente le richieste stabilendo che per alcuni motori di ricerca e altri siti, che avevano già provveduto alla rimozione delle immagini e dei commenti, l’azione era da respingere. La domanda, invece, era stata accolta nei confronti di Facebook e di altri soggetti ai quali veniva imposta l’immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna.

Per quanto riguarda, poi, le spese il giudice aveva condannato Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni (responsabili di testate giornalistiche online) per una cifra pari a 320 euro e 3.645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso. La ricorrente, a sua volta, era stata condannata al rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3.645 euro, per ciascuno, per le spese legali oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%. Si equivalgono, quindi, le somme che la donna avrebbe dovuto dare e ricevere a titolo di esborsi e spese legali.

Il legale: “Vittima dell’uso distorto di internet” – “Il silenzio rappresenta l’unico modo per rispettare la memoria di una giovane vittima dell’utilizzo distorto di internet e dei social network”. E’ quanto ha dichiarato l’avvocato Roberta Foglia Manzillo, legale di Tiziana Cantone.

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La madre della vittima: “Condannata al pagamento” – La condanna al pagamento delle spese giudiziarie sarebbe stato, secondo la madre, il motivo scatenante del suicidio. I sei suoi amici, destinatari del video, finora sono stati sentiti come persone informate sui fatti.

Facebook: “Non era sul nostro social” – Facebook ha diffuso un comunicato per specificare che il video della ragazza suicidatasi non era mai apparso sulle bacheche del social. “Siamo addolorati per questa tragedia e i nostri pensieri sono con la famiglia di Tiziana – si legge nel comunicato -. Ci preme sottolineare come i video non sono mai stati postati sulla nostra piattaforma e abbiamo bloccato l’accesso ai contenuti che ci sono stati notificati dalle autorità italiane in relazione a questo caso”.

Se non era sulla vostra piattaforma, a cosa avete bloccato l’accesso? Questi siti che diffondono video porno agiscono liberamente. Mentre chi diffonde notizie subisce censura e persecuzione. Perché anche il porno fa parte dell’azione di rimbambimento sociale voluta dal Sistema.

La 31enne aveva condiviso i filmati con “cinque amici” di Whatsapp e uno di loro li aveva diffusi su Facebook e Twitter a sua insaputa.

Condividere i propri video ‘porno’ con cinque ‘amici’ è piuttosto stupido – sempre che sia stata lei – la morte non cancella questo fatto. Chi l’ha diffuso è invece un bastardo. I siti che partecipano – per soldi – a questa diffusione, sono doppiamente bastardi.