MARSIGLIA: STRAGE A COLPI DI KALASHNIKOV, MORTI

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Due uomini sono morti e una 14enne è rimasta gravemente ferita in una sparatoria con kalashnikov in un quartiere settentrionale di Marsiglia,in Francia. Lo fa sapere la polizia.

Colpi sono stati esplosi contro l’auto delle vittime nella zona di case popolari nota come ‘cité Consolat’, mentre la ragazza era nei pressi. La giovane è in pericolo di vita,riporta l’emittente Bfm Tv. Sono 16 le persone assassinate quest’anno a Marsiglia, la maggior parte in regolamenti di conti legati a traffico di droga e delinquenza.

C’È UN QUARTIERE FELICE IN CITTÀ, È L’UNICO SENZA AFRICANI

In una città caotica e preda della criminalità nordafricana, c’è un quartiere dove si vive bene, non solo per i 28 ettari di pini e macchia mediterranea, vista sulle Calanques. No, il segreto del quartiere Rouvière, 2286 appartamenti per 8800 abitanti, è che gli abitanti sono praticamente tutti bianchi.

Un’enclave bianca e quindi paradisiaca, nella città più nera (non solo per la cronaca) di Francia, dove un cittadino su tre ha radici in Africa. Un po’ come l’Oscar a Los Angeles.

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Purtroppo se ne è accordo il quotidiano dell’oligarchia con la puzza sotto il naso Le Monde, che ha pubblicato un reportage parlando di ‘nuovo apartheid’, e siccome solo loro, i ricchi, possono vivere in quartieri decenti, ha già pronta la solita medicina: diversità. Del resto, tutti sanno del grande successo delle società dove ci sono molti africani, pensate all’Africa.

A Rouvière abitano gli eredi dei pied noir – esuli francesi dell’Algeria – per i quali era stato costruito negli anni Sessanta e la nuova borghesia che c’è andata a vivere, commercianti, funzionari statali, qualche professionista, tantissimi pensionati. Francesi, ed è questa la loro colpa per i redattori del Monde, che però non vivono nelle banlieus parigine, ma al faubourg Saint-Germain.

L’amministratore del comprensorio Gilles Sindt dice che «non c’è nessun razzismo, semmai un’omogeneità culturale che ci ha permesso di diventare un’isola felice nel disastro marsigliese. Gli immigrati sono pochi e quindi si sono integrati, hanno accettato i nostri valori e ora godono del rispetto di tutti».

Con una eccezione, la comunità ebrea del quartiere non sopporta gli arabi come vicini di casa (motivo comprensibile) e ha pregato l’amministratore di tenerli lontano: «Ho risposto che se un magrebino vuole affittare o comprare un appartamento non mi deve chiedere il permesso. Poi, certo, spero anche io che non ne vengano troppi perché salterebbe il nostro equilibrio».

L’equilibrio di Marsiglia, invece, fuori da questo quartiere omogeneo e ordinato è invece saltato da tempo. Per sempre. Forse.