“IL MIO INCUBO NEL SOTTOPASSO CON IL PROFUGO”

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Sul giornale locale di UDINE il racconto della donna quasi stuprata da un pakistano:

«Già quando ero ancora sul treno avevo cominciato a pensare al percorso meno rischioso per raggiungere la macchina. Camminare lungo tutta via della Cernaia all’esterno? Oppure fare un tratto più breve, sempre a piedi, prendendo il sottopassaggio che termina proprio all’incrocio dove avevo lasciato l’auto? Ho scelto la seconda soluzione, senza sapere che quel sottopasso non è nemmeno sorvegliato da telecamere. Ed è questa la cosa che più mi ha colpito e inquietato. Spero che ciò che è capitato a me serva a far capire che bisogna intervenire subito e migliorare la sicurezza di quei collegamenti pedonali».

Questo il racconto della donna udinese di 36 anni che la notte del 14 giugno è stata aggredita da uno straniero (un pakistano di 25 anni poi denunciato dalla polizia). L’uomo l’ha palpeggiata nelle parti intime e per fortuna lei è riuscita a sfuggirgli.

«Ha allungato le mani quando eravamo quasi fuori dal sottopassaggio, all’incrocio tra via della Cernaia e via San Martino. Ma se non ci fossero state quelle due persone che per un attimo lo hanno distratto, mi chiedo come sarebbe potuta finire. Di certo io in quel momento, stanca com’ero e anche sofferente perché mi avevano fatto male alcuni farmaci che avevo preso per il mal di schiena, non ero in grado di difendermi».

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«E dire – prosegue la donna – che avevo sempre pensato che, in casi del genere, avrei saputo come comportarmi. Invece sono rimasta scossa, frastornata, non sapevo bene cosa fare. Quel giovane si è espresso dapprima in italiano, poi mi ha chiesto di parlare in inglese, ma a quel punto avevo già capito le sue intenzioni. Mi ha toccato il fondoschiena e la zona dell’inguine e poi sono riuscita a divincolarmi rifilandogli una gomitata. Ora, dopo quello che mi è successo, non è che ho paura, ma sono piuttosto arrabbiata e sto comunque più attenta».

Quello che il giornale locale evita attentamente di scrivere, è che si tratta, ancora una volta, di un profugo:

PROFUGO MOLESTA DONNA ITALIANA: “LASCIATI TOCCARE IL CULO”