Oltre 150 profughi in gita nel parco a tema

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All’Oasi Belpiano c’è il Jurassic Park, il percorso avventura per fare Indiana Jones, le piscine L’isola del Tesoro. Non manca nessuno, in questo film fantasy: nemmeno i figuranti. Centocinquanta profughi, ospitati negli spazi dell’Oasi. Molti di loro sono stati reclutati per dare una mano nel lavoro nelle strutture, come tuttofare. Alcuni, anche come animatori: “Travestiti da selvaggi”, avevano denunciato, indignati, i residenti. Ma al di là delle voci e delle polemiche, eccolo il set di Belpiano: un luogo dove nemmeno la Fantasia che dà il nome al trenino che in estate circola tutti i giorni tra puffi e alberi di castagno avrebbe potuto partorire una soluzione più surreale. Perché qui, in mezzo ai boschi dell’Appennino ligure, il numero dei migranti ospitati è arrivato a 151: in una frazione di 21 residenti.

 

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E pensare che l’idea dei migranti nell’Oasi di Belpiano, “immersa nei boschi di abeti della Liguria e a soli 30 minuti dal mare e dalla neve, luogo di vacanza sia per ragazzi che per gruppi di adulti e famiglie”, come recita entusiastico il sito web, dove si trova l’Indian Forest, il primo Parco Avventura costruito in Italia, era iniziata un po’ in sordina. Lo spazio è gestito dall’associazione Gli Angeli: la onlu$ di Roma fa capo a don Mario Pieracci, che vive nella capitale ed è infatti più facile incontrarlo in tv, ospite della Rai. L’Oasi, villaggio vacanze della chiesa, un tempo era aperto solo d’estate. Dagli sbarchi del 2011 funziona tutto l’anno. Eppure, per farsi un’idea del gradimento, basta dare un’occhiata alle recensioni degli utenti di TripAdvisor: “Mai più”. “Lampedusa beach”. “Chiudetelo finché farà da albergo ai rifugiati”.

«Come Comune non siamo mai stati coinvolti minimamente — ricorda il sindaco Giuseppino Maschio — il gestore ha visto in questo spazio un’opportunità, così si è candidato all’accoglienza dei migranti. All’inizio erano solo una quindicina. Poi, un crescendo continuo. Trenta, cinquanta. Cento, centoventi. In una frazione che arriva a 21 abitanti. E pensare che la capienza degli ostelli dell’Oasi è di 69 posti letto, abbiamo sollecitato controlli. Eppure la Asl ha certificato più volte che gli spazi erano idonei».

Nemmeno un mese fa, l’ennesima polemica: un gruppo di profughi arrivati da Pordenone, appena visto il posto, ha rifiutato di fermarsi nella struttura in mezzo al nulla, senza accoglienza all’arrivo né mezzi di trasporto. Così, diciassette richiedenti asilo hanno deciso di tornare da dove erano arrivati: nel centro di Pordenone. In meno di 24 ore.

«Camminano in fila, lungo la strada Belpiano-Brizzolara — racconta il sindaco Maschio — e poi li troviamo sotto il Comune, con il loro cellulare, che cercano di connettersi al wi-fi».