Senza una gamba e malato di tumore: governo gli chiede 66mila euro

Vox
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Dal giornale locale:

ORISTANO. «Io quel debito lo avrei anche pagato, magari vendendo il furgone che serviva per lavorare quando ancora mio marito stava bene, o la casa che avevamo iniziato a costruire con risparmi. Però Equitalia ci ha messi con le spalle al muro. Chiede il pagamento di oltre 66mila euro e nel frattempo, ha pignorato tutto, da poco anche l’auto che, con tanto di contrassegno per la sosta negli stalli per i disabili, è stata posta sotto fermo amministrativo: insomma, non sappiamo più a che santo votarci». Giovanna ha 44 anni. Suo marito, Alberto, 48 anni, è un invalido totale. Quando era ancora alle scuole elementari una malattia gli ha paralizzato, per sempre, una gamba. «Poi è arrivato anche un tumore devastante, e altre complicazioni, ma la peggiore è stata il licenziamento dall’impresa per la quale lavorava da anni e che, perso l’appalto, non ha più rinnovato i contratti ai dipendenti».

Parla lei, perché in questi giorni il marito si è sentito male ed è stato ricoverato in ospedale. «Quella cartella, con cifre enormi, ci ha tolto il respiro – racconta la donna -, ma io e mio marito non possiamo arrenderci. Abbiamo un figlio che frequenta le scuole medie: è per lui che cerchiamo, comunque, di andare avanti».

La vita per questa famiglia non è mai stata facile: «però ci siamo sempre fatti forza l’uno con l’altro – dice la donna – nei momenti migliori abbiamo anche fatto dei progetti, ma ora, ci stanno negando tutto».

Alberto e la moglie all’inizio avevano un buon lavoro in una ditta di spedizioni. «Il furgone era nostro, giravamo la Sardegna, il lavoro era pesante, ma stavamo benino – racconta Giovanna – tanto da aver iniziato a metter su i muri per una casetta, non in città, troppo cara per le nostre possibilità, ma in un paese vicino. Nel frattempo era nato nostro figlio, insomma, eravamo sereni».

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Un giorno, Alberto si sente male. «All’inizio non aveva dato peso a quei sintomi fastidiosi: per mio marito tutto era legato all’alimentazione, forse non perfetta dato che praticamente trascorreva le sue giornate su e giù con il furgone. Poi si è deciso ad andare dal medico, ma la diagnosi è stata devastante: un tumore agli intestini. Da allora tutto è cambiato».

Alberto viene ricoverato in ospedale e gli asportano una porzione importante di intestino, con tutte le conseguenze immaginabili. Per potersi curare, smette di lavorare. Per lavoratori come lui, non ci sono meccanismi previdenziali tali da sostenere economicamente la famiglia. Scatta il meccanismo dei debiti e dei versamenti previdenziali che vengono “saltati”.

«Non certo per nostra volontà – racconta ancora Giovanna – mio marito non era più in grado di lavorare». Alberto però si riprende e sei anni fa trova lavoro in un’impresa. Le cose per la famiglia sembrano andar meglio, fino al 31 dicembre scorso, quando, l’azienda ha detto a lui ed ai colleghi, che il contratto non poteva essere rinnovato. «Da allora viviamo con una piccola pensione. Pagato l’affitto di casa, ci restano 200euro per mangiare e pagare le bollette – dice Giovanna – pochi giorni fa è arrivata la mazzata: la cartella di Equitalia che ci chiede il saldo di un debito di 66mila euro che ovviamente, non abbiamo». Sono tantissime le voci della cartella esattoriale: bolli auto non pagati che risalgono a diciassette anni fa che sono lievitati fino a 242euro.

Somme cresciute in maniera esponenziale: come il debito del 2001 che era di 1284euro, diventati 5794. E poi c’è la macchina, sottoposta a fermo amministrativo. «Ora mio marito – conclude Giovanna – è prigioniero in casa».

Non criminalizziamo Equitalia, criminalizziamo le leggi che permettono tutto questo. Si deve fare in modo che tutto questo non accada, e visto che sono molti i politici che ci leggono, qualcuno di loro deve intervenire perché questa famiglia esca, almeno, da una parte dell’incubo nel quale è piombata.

Non so voi, ma ci siamo rotti di leggere di famiglie italiane in miseria, mentre l’abusivo chiamato Renzi distribuisce 500 euro a chi è sbarcato l’altro giorno.