L’ultima vittima della fine Apartheid è lo sport

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Non bastavano le quote nere e la volontà di cancellare gli Springboks dalla maglia, ora il governo sudafricano rischia di impedire la candidatura del Paese a ospitare la Rugby World Cup 2023. In Sud Africa un nuovo capitolo dell’ingerenza del governo (dominato da oltre un ventennio dall’ANC, ndr.) nel rugby rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol.

Il ministro dello sport Fikile Mbalula (fedelissimo del discusso presidente Zuma, ndr.), infatti, ha annunciato il divieto per diverse federazioni sportive, tra le quali la SARU, a organizzare eventi internazionali nel prossimo futuro. La “squalifica” viene dopo che queste federazioni – oltre al rugby coinvolte atletica, cricket e netball – avrebbero fallito a raggiungere determinati risultati in un’ottica di “inclusione” e di “trasformazione”. Tradotto: troppo poco spazio ai giocatori di colore.

La battaglia del governo sudafricano affinché lo sport del Paese abbia quote determinate di giocatori “non bianchi” è ormai annosa e questo nonostante da oltre un ventennio sia al potere l’ANC, cioè il partito socialista a stragrande maggioranza nera. Si pensi che, nonostante abbia garantito gli standard richiesti, anche la federazione calcistica sudafricana (il calcio è da sempre lo sport dei ‘non bianchi’ nel Paese) ha ricevuto una censura da parte del Ministro.

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Ma la sanzione più grave riguarda, come detto, il rugby. La SARU, infatti, è tra le candidate (insieme a Irlanda, Francia e Italia) a ospitare la Coppa del Mondo di rugby nel 2023. La scelta di World Rugby avverrà a tra un anno, a maggio 2017, ma con la sanzione subita dal governo il rugby sudafricano al momento non potrebbe essere candidato a ospitare la RWC2023.

Più che partito socialista a stragrande maggioranza nera, è il partito unico. L’esito della fine dell’Apartheid è stato culturalmente, socialmente ed economicamente disastroso, non solo per i bianchi.

Lo sport sudafricano è diviso razzialmente, ma non per ‘complotti’, per attitudine. E anche perché quando i neri fanno uno sport, lo rendono ‘violento’ – l’ambiente in ambito giovanile – per questo i bianchi locali non giocano a calcio, come del resto avvenuto negli anni nel basket americano.