Ora Bergoglio si inventa anche un Vangelo tutto suo

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Di fronte alla tentazione di “classificare gli altri in prossimo e non prossimo” Gesù risponde “ribaltando la prospettiva”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale parlando della parabola del Buon Samaritano. Il dottore della legge con prossimo intendeva “i miei parenti, i miei connazionali, quelli della mia religione, insomma vuole una regola chiara che gli permetta di classificare gli altri”, Gesù invece “mette in scena un sacerdote, un levita e un samaritano, i primi due figure legate al tempio, il terzo ebreo scismatico considerato come straniero e impuro cioè samaritano”. Per Gesù prossimo è “chi ha avuto compassione” dell’uomo ferito e abbandonato sulla strada. “Non è automatico – ha aggiunto il Papa durante l’udienza generale – che chi conosce la casa di Dio e conosce la sua misericordia sappia amare il prossimo, non è automatico”, puoi conoscere “tutta la bibbia, tutte le norme liturgiche, tutta la teologia, ma del conoscere non è automatico l’amare: l’amore ha un’altra strada”.

E’ anche teologicamente ignorante. Loro, i nuovi sacerdoti del tempio, possono anche piegare la religione ai loro interessi attuali, ma nessuno può negare che Gesù si rivolgesse unicamente agli Ebrei: per Gesù, nel Vangelo, il ‘prossimo tuo’ è il connazionale.  E’ sì il perseguitato, ma il perseguitato ebreo. Il ‘samaritano’ della parabola sarà anche ‘scismatico’, ma è sempre un Ebreo.

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Il fatto è che Bergoglio tenta, con bizzarri risultati, di piegare le scritture ai suoi pruriti di accoglienza.

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