STUDIO: FINE SCHENGEN ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSA

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La fine di Schengen e la reintroduzione dei controlli alle frontiere dovrebbe portare ad una riduzione degli scambi commerciali. Ma “questi costi rappresentano solo una piccola parte dei costi dell’immigrazione di massa incontrollata “, ha detto il professor Gabriel Felbermayr, parlando della Germania, ma lo stesso vale per l’Italia.

Inoltre non è detto che la riduzione degli scambi commerciali sia un danno. Sarebbe, sicuramente, un danno per le multinazionali che hanno delocalizzato in Romania, ad esempio, costrette a riportare alcune produzione in Italia, ma non per i lavoratori che sarebbero riassunti.

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Gabriel Felbermayr, coautore dello studio IFO con Jasmin Gröschl, fa i conti. La chiusura di Schengen costerebbe alla Germania 15 miliardi di euro in termini di (iniziale) minore crescita, ma i costi da ‘immigrazione’ per il solo 2016 in Germania sono previsti superare i 21 miliardi di euro.

Per la UE nel suo complesso, la minore crescita sarebbe di appena il 5 per mille. E un costo annuo di circa 66 miliardi di euro: nulla rispetto ai minori costi derivati dalla mancanza di ‘profughi’.

Costi derivati dal maggior carico dei trasporti per le importazioni. Ma costi, che potrebbero fungere come ‘dazi fantasma’ e causare un reintegro di produzioni delocalizzate.