UDINE: con ‘profughi’ arriva Tubercolosi e Malaria, tutto esaurito in ospedale

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UDINE – Tre casi di malaria al mese, altrettanti ricoveri per tubercolosi. Il primo trimestre 2016 ha fatto registrare il tutto esaurito alla Clinica dei malattie infettive del Santa Maria della Misericordia di Udine.
I 12 posti letto sono stati costantemente occupati e, in certi giorni, la richiesta dei pazienti era perfino superiore all’effettiva capienza della clinica. Dati che evidenziano un trend in salita sui già cospicui numeri degli anni precedenti: 52 ricoveri nel 2015, a fronte del 49 del 2014.

Non è poco per una città come Udine, dove vengono accolti pazienti la cui degenza può andare da una decina di giorni ad alcuni mesi. Immaginate i costi.

«Fra tutte, la patologia più diffusa è la tubercolosi – afferma il direttore della Clinica Matteo Bassetti – abbiamo avuto un paziente che è rimasto ricoverato per cinque mesi. Situazioni che si verificano quando il malato non ha la possibilità di creare un adeguato isolamento nell’ambiente in cui vive e rischia di infettare altre persone».

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Èd è proprio la tubercolosi, una malattia che si credeva ormai superata, a manifestare una recrudescenza, specie fra gli stranieri, lo scorso anno ci sono state 28 nuove diagnosi e nel primo trimestre del 2016 altre 9.

Ma è ‘sorprendente’ la diffusione della malaria, che a Udine fa registrare dai 15 ai 20 casi all’anno. Anche in questo caso, il flusso di stranieri, da zone in cui la malattia è endemica come il Pakistan o l’Afghanistan o alcune aree del continente africano, possono essere responsabili della diffusione di nuovi casi. «Alcune forme, specie se individuate tardivamente, possono essere mortali» afferma Bassetti.

È il caso della malaria da plasmodium falciparum. Ecco perché la diagnosi precoce e l’individuazione tempestiva di forme di malaria complessa sono fondamentali.

«Fino ad ora la diagnosi passava attraverso l’esame al microscopio di alcune gocce di sangue che solo in pochi laboratori era possibile fare – spiega Bassetti – ma a Udine, per la prima volta nel mondo, abbiamo sperimentato l’impiego del test della procalcitonina, prima utilizzato sui pazienti affetti da sepsi, per diagnosticare i casi di malaria complessa».




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