La Marina Militare? Vendiamola a Medici Senza Frontiere

Vox
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Da tempo la Marina Militare ha perso ogni dignità. Tra i marò abbandonati in India, che comunque può trovare la scusante dell’obbedienza, e la folle operazione di sostituzione etnica, prima Mare Nostrum e ora Triton, con la quale vanno in Libia e poi scaricano in Italia giovani maschi africani, è dura trovare un briciolo di amor proprio in chi, in teoria, dovrebbe servire la Patria. La Patria, non Renzi o il politicante di turno.
Ma se anche ne avessero mantenuto un residuo, questo residuo se n’è andato con l’ultima pagliacciata, questa:

E’ l’ultimo video promozionale prodotto dalla Marina Militare. Una sorta di discoteca galleggiante, tra una puntata in Libia e l’altra.

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E allora non possiamo che unirci alle parole scritte dal PN: E’ il caso della campagna di arruolamento che utilizza l’inglese e non l’italiano, dove invece di chiederti di “entrare in Marina” o di “arruolarti” ti dice “Be cool and Join The Navy“, segno del peggior provincialismo e conferma ulteriore (semmai ce ne fosse bisogno) di arruolarti nell’esercito di una colonia americana. Ma è anche il caso delle interviste di chi ha scambiato la Marina per Amnesty International, come il “Tenente Catia”, la cui missione non è quella di difendere l’Italia e i suoi confini, ma “salvare vite umane”.

Un tempo, dei soldati che si fossero comportati in questo modo, sarebbero finiti sotto processo, perché le Forze Armate devono avere un decoro, parola ormai scomparsa dai vocabolari. Oggi, invece, è la stessa Marina a girare questo genere di filmini. Ma non c’è da meravigliarsi, è la stessa Marina che ci sta portando i molestatori di Colonia. Vantandosene. Non subendolo.

E allora, tanto vale vendere questa ex gloriosa Marina alla multinazionale dell’invasione Medici Senza Frontiere. Prima che scateni una scalata ostile, che è già iniziata, basta vedere il video. Tanto, chi le distingue? Di certo, non il ‘Tenente Catia’, che crede di essere finita in una onlus. E come darle torto.