SARULE – L’allarme è scattato con una telefonata al 112. Una richiesta d’aiuto arrivata al centro operativo dei carabinieri dal Centro di accoglienza profughi nelle campagne di Sarule.
«Carabinieri, qui è scoppiata una rivolta, la situazione è estremamente difficile visto che alcuni migranti hanno preso in ostaggio un’operatrice della struttura». Siamo a questo punto. Chissà se l’operatore buonista li ha chiamati ‘migranti’ anche in quel frangente.
I carabinieri sono arrivati all’agriturismo “Donnedda”, immerso nelle verde. Li hanno trovato urla, proteste e violenza: diversi ospiti, tutti giovani maschi africani, provenienti dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria, notoriamente in guerra, stavano tenendo in ostaggio la mediatrice culturale. Mediazione fallita, a quanto pare.
Motivo della protesta, il mancato pagamento dei “pocket money”. Lo stipendio da profughi per gli stravizi. Ci sono volute ore, perché si arrendessero e liberassero la ragazza.
I cinque sono stati denunciati per sequestro di persona, violenza privata e altri reati e poi rimandati nella struttura ricettiva.
Quello nelle campagne di Sarule è uno dei centri di accoglienza dislocati nel Nuorese e in Ogliastra nei quali sono ospitati poco più di un centinaio di profughi arrivati in Sardegna dopo essere stati raccattati in Libia.