Islamici emettono Fatwa: “Potete espiantare organi e mangiare infedeli”

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Gli islamici di Isis potranno “espiantare gli organi degli infedeli perche’ (la loro vita) non merita rispetto”.

Questo il testo della fatwa (direttiva religiosa islamica) numero 98 emessa dal consiglio degli ulema – che risponde direttamente al Califfo Abu Bakr al Baghdadi – lo scorso 31 gennaio per giustificare il traffico di organi dei loro prigionieri, un’altra ricca fonte di finanziamento, dopo il commercio di petrolio, di schiave e di reperti artistici.

Il testo della fatwa è stato recuperato insieme ad altro materiale nella Siria orientale. Il testo emesso dalla ‘commissione religiosa’ di Isis prescrive che “la rimozione di organi che pongano fine alla vita dei prigionieri non è proibita”.

L’uso del termine ‘apostata’ non coinvolge solo i prigionieri cristiani o yazidi ma anche gli alawiti, la religione cripstocristiana di Assad, considerati ‘eretici’.

Esiste quindi un testo religioso islamico che formalmente rende lecito il traffico di organi con l’uccisione di non islamici, come, del resto, permette il Corano.

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La fatwa regola la raccolta di organi sostenendo che “è permessa la pratica del trapianto organi sani nel corpo di musulmani per salvare vite o sostituire un organo danneggiato”.

Viene anche assimilata alla pratica del cannibalismo in circostanze estreme: “Un gruppo di religiosi islamici ha permesso, se necessario, di uccidere un apostata per mangiare la sua carne”, si legge nel testo.

Tra le altre direttive un’altra, la numero 64, datata 29 gennaio 2015, fornisce regole dettagliate per gli stupri, autorizzandoli, e regolando quando gli uomini di Isis possono o non possono avere rapporti sessuali con donne schiave.

I documenti recuperati in Siria, nell’operazione in cui venne eliminata la mente finanziaria di Isis, Abu Sayyaf e venne catturata la moglie, vennero trovati 7 Terabyte di documenti su chiavette Usb, Cd, Dvd e dischi rigidi portatili.

Finora erano stati resi noti a settembre solo le fatwa che autorizzavano le spoliazione delle vestigia storiche ed il loro commercio.

A febbraio, l’esecuzione di 12 medici a Mosul – la prima città conquistata da Isis in Iraq nel giungo 2014 – per essersi rifiutati di rimuovere organi.