Choc: 37,2 per cento nuovi nati è africano, in Francia

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In Francia, dove vige lo Ius Soli, sono proibite le statistiche razziali. Le uniche che permetterebbero di dimostrare l’incidenza degli immigrati di prima, seconda, terza e quarta generazione nell’aumento della criminalità; e di evidenziare la sostituzione etnica in atto con i dati delle nascite.

Ci sono però modi per aggirare la mancanza di queste statistiche: le malattie genetiche.

Ad esempio, conoscendo quanti nuovi nati in Francia sono a rischio drepanocitosi, si può arrivare a conoscere la percentuale di nuovi nati con genitori africani.

La drepanocitosi è infatti una malattia ereditaria del sangue causata da una anomalia dell’emoglobina rarissima in Europa (in Italia erano circa 240 individui nel 2000), ma che è più frequente in Africa centro-orientale, India, sud dell’Arabia e tra le popolazioni del Corno d’Africa e del Sud America. E’ diffusissima in Africa.

In un paese come la Francia, conoscere la percentuale di nuovi nati a rischio, significa essere praticamente certi che questi sono di origine africana o delle Antille. Ovvero hanno uno o due genitori non bianchi.

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Questa la mappa del rischio nel 2014:

drepanocitosi

Se avete seguito il ragionamento, significa che, al netto di qualche raro autoctono, nel 2014, il 37,2 per cento dei nuovi nati è di discendenza africana. Con picchi di quasi il 70 per cento nella zona di Parigi. Una vera e propria sostituzione etnica senza guerra. Un genocidio via immigrazione.

E sono esclusi non bianchi dall’Asia.

Così si spiega il ‘boom demografico francese’, tanto indicato come esempio dai media di distrazione di massa. Meglio la denatalità, che un boom generato dall’immigrazione. Con relativo degrado etnico e intellettivo.

Conta la qualità, non il numero. Se la qualità è alta, allora anche il numero è potenza. Ma se la qualità è bassa, allora il numero è debolezza. Altrimenti, la Nigeria sarebbe un paradiso. Non lo è.