Sgozzati a Catania: parroco difende profughi

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Incredibile dichiarazione dell’ennesimo fanatico dell’accoglienza: “Comprendo la risposta emotiva dei famigliari dei coniugi uccisi, ma allo stesso tempo sono sorpreso dalla rabbia della gente di Palagonia contro i migranti. Qui purtroppo l’integrazione con i richiedenti asilo di Mineo non c’è stata perché sono arrivati molti profughi in poco tempo e lo Stato non ci ha dato gli elementi sufficienti per fronteggiare questa situazione”.

Hanno appena sgozzato due tuoi concittadini, e l’unica cosa che ti preoccupa è la ‘rabbia verso i migranti’?

Lui è l’ennesimo prete bergogliano, tal Don Michelangelo Franchino, parroco della chiesa di San Giuseppe a Palagonia (Catania), dove il richiedente asilo ivoriano (ma si sospetta insieme ad altri) ha sgozzato due anziani all’interno di una villetta.

Una delle figlie, lacerata dal dolore, ha incolpato le istituzioni per non avere saputo fermare l’ondata di profughi accolti nel Cara di Mineo in attesa dello status di rifugiato. La cognata dei Solano ha chiesto al governo di espellere tutti i migranti, paventando una guerra civile.

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“È vero, Palagonia è piena di rabbia contro i profughi. Ieri mattina sono sceso nella via principale non appena ho saputo del delitto, e con mia sorpresa invece di trovare gente addolorata o costernata, ho trovato uomini e donne arrabbiati”, racconta don Michelangelo. Il parroco nutre dubbi sulla possibilità che questa cittadina catanese possa, da sola, superare il trauma e accogliere davvero i profughi che frequentano Mineo ormai dal 2011: “La diversità mette all’erta un po’ tutti, il tema dell’immigrazione è più grande di noi e credo che purtroppo non siamo pronti ad accogliere cosi tante persone, pur essendo noi ospitali di natura e sicuri della nostra identità”.

Prima di questo duplice omicidio, la convivenza tra i palagonesi e i richiedenti asilo è sempre stata fredda: “Ci si studia a vicenda, c’è stato un episodio di maltrattamento nei confronti di alcuni profughi, una protesta dei migranti per avere l’asilo politico il prima possibile. Niente di particolare, ma molti miei concittadini pensano con nostalgia ai tempi passati quando nessun africano girava le strade di Palagonia e si chiedono: ma non stavamo meglio prima?”.

Stavano meglio prima. Sicuramente, stavano meglio Vincenzo e Mercedes.

Il parroco però è sicuro che “ormai non si può più tornare indietro, dobbiamo provare ad accogliere queste persone ma lo Stato ci deve dare gli strumenti per farlo perché se da una parte sono sicuro che l’integrazione sia la strada giusta, dall’altra temo che non siamo ancora pronti per metterla in pratica”. E non accoglie, don Franchino, l’appello del sindaco Valerio Marletta che torna a chiedere la chiusura della struttura di Mineo, la più grande d’Europa. “E dove li metteremmo?”. In Vaticano.