Storia di Sarah, stuprata in una notte da 7 pakistani: era solo l’inizio

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Nuova storia degli orrori da Rotheram, epicentro dello scempio degli stupri islamici di bambine inglesi.

Oggi ha 23 anni, racconta del ‘lavaggio del cervello’ da parte dei suoi aguzzini, uomini pakistani residenti nella città del South Yorkshire una gang di immigrati che prendeva di mira ragazzine fragili, in situazioni familiari difficili.

Bambina di 12 anni stuprata da 5 pakistani, fugge: ma Polizia non le crede e lo stupro continua

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Per lei, 11 anni, era diventato ‘normale’ soddisfare i loro ‘bisogni sessuali’.

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Il suo tragico racconto è in un libro – Violated (Violata) – che consigliamo al ministro del governo Renzi Del Rio, ai cazzari di Butac.it, Bufale.net e ad altri diffamatori di professione – nel quale fa un resoconto drammatico della sua straziante esperienza. Della sua sorellina Laura uccisa. Di come la drogassero per renderla succube e poi stuprarla.

E’, in fondo, la storia dell’Europa stuprata dall’immigrazione, che si incarna nella vicenda sua,e delle migliaia di bambine inglesi stuprate per anni da gang di immigrati pakistani: 1.400, nella sola città di Rotheram e dintorni. Nel silenzio delle autorità (da qui lo scandalo): perché indagare ‘sarebbe stato razzista’.

La stessa frase utilizzata dal ministro del governo Renzi per minacciare chi scrive, quando pubblicammo, per primi in Italia, la storia di un’altra vittima, stuprata in una notte da 30 immigrati.

E parla Sarah. Racconta di come abitualmente abusarono di lei fino a quando aveva 16 anni, poi hanno perso interesse, perché era ‘troppo grande’. Sono passati ad un’altra. Carne fresca. Ne avevano a migliaia, ‘grazie’ alla collaborazione di Onlus e assistenti sociali: il vero cancro dell’Occidente.

Racconta Sarah. Racconta di una sera, quando aveva 12 anni: la portarono in auto lontano, in campagna, e lì la costrinsero a ‘soddisfare’ 12 uomini alla volta. E non doveva fiatare.

La sua ‘iniziazione’ arrivò una sera, quando la stuprarono, ad 11 anni, nella palestra di scuola. Dà lì iniziò tutto. Gli assistenti sociali non vollero aiutarla a denunciare gli immigrati – paura del ‘razzismo’ – e lei, a quell’età, pensò fosse normale subire in silenzio.

Come, del resto, i media insegnano a tutti noi: subire l’immigrazione in silenzio.