Seimila abiti nuovi ai clandestini: ecco l’associazione che veste l’invasione

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E’ una di quelle tante associazioni che prospera con il businss dei sedicenti profughi. L’associazione ha sede a Monza, e collabora con la famigerata Fondazione Progetto Arca nel “guardaroba” di via Aldini.

Patrizia Sironi guida una trutta di 24 ‘volontarie’ dell’associazione Insieme si può fare, che dall’aprile 2014 si occupa del guardaroba del centro di accoglienza di via Aldini.

E’ una delle fasi dell’invasione, per fare si che i clandestini provenienti dalle parti più disparate del mondo si confondano e siano non individuabili.

A tutti i sedicenti profughi in transito nel centro gestito dalla Fondazione Progetto Arca, vengono consegnati vestiti nuovi e , dice la ‘volontaria’: “consoni alla loro cultura”. Ma, soprattutto, dice, sono “alla ricerca di abiti da viaggiatori, cercano di mimetizzarsi”.

Si chiamerebbe ‘favoreggiamento della immigrazione clandestina’. Invece la spacciano per ‘carità’. I collaborazionisti, assurti a sedicenti ‘buoni’.

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Ovviamente, è la solita ONLUS, il presidente è tal Lorenzo Locati.

L’associazione che ha sede a Monza, fornisce tutto quello che possa servire a chi attraversa il Mediterraneo per piazzarsi a casa nostra:

«Il momento più toccante è stato quando un profugo siriano ha riconosciuto il logo della nostra associazione. Si ricordava di essere già stato aiutato da noi» racconta Locati.

Un cliente a lungo termine. Succede anche in chi falsifica i documenti, di avere simili esperienze ‘toccanti’.

“Cerchiamo sempre degli sponsor che ci aiutino sia con merci sia con offerte” spiega Locati e che illustra anche l’attività di propaganda e lavaggio del cervello che viene fatta sul territorio e nelle scuole, con la complicità dei presidi.

Un’associazione, quella presieduta da Locati, che si muove su due gambe: l’una in Italia e l’altra in loco. Lì provocano l’immigrazione, qui la sfruttano a dovere.




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