Profughi in questo hotel, italiano sfrattato in riva al fiume

Vox
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TRENTO – Nella stessa città dove si riservano HOTEL DI LUSSO PER I PROFUGHI , un trentino vive da tre mesi lungo il fiume Fersina. In un boschetto.

Già questo dovrebbe far vergognare sindaco e vescovo. E anche tutti i cittadini che hanno appena rivotato (molti meno a dire il vero) il primo.

Si chiama Roberto, ha 48 anni. E’ italiano. La sua è la storia di tanti, sotto l’eurogoverno PD: aveva un lavoro, Roberto. Non ce l’ha più. Aveva una casa, persa.

trentoitaliano

Tutto è iniziato quando  il fratello si ammala, e lui decide di trasferirsi a casa sua – un appartamento popolare – per assisterlo, si deve licenziare.

Dopo quasi due anni, vince il cancro, il fratello muore.  Roberto aveva preso la residenza, senza aspettare i due anni e due mesi che il regolamento Itea (istituto case popolari locali) prevede per il passaggio di assegnazione all’interno dello stesso nucleo familiare. E così viene sfrattato: la beffa dopo la tragedia.

Ma Roberto non molla, non vuole cercare elemosine. Così affitta un appartamento e trova lavoro: «Il primo impiego fu alla Perla in viale Verona che poi ha chiuso. In un’altra sala giochi a Trento sud mi proposero un contratto a percentuale sull’incasso della sala, con la garanzia che se nei primi mesi non si fossero raggiunti almeno i 700 euro, mi avrebbero comunque integrato la busta paga. Dopo aver lavorato anche dodici ore al giorno, il primo stipendio arriva dopo due mesi: 160 euro e la promessa dell’integrazione? Dimenticata.”

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Sono i tipici contratti ‘atipici’ targati PD-PDL.

A quel punto inizia il tracollo. Deve licenziarsi perché 160 euro in due mesi non bastano nemmeno a fare colazione tutte le mattine: si ammala.

Il Comune, invece di aiutarlo, gli consiglia di andare in un dormitorio per barboni: «Non ci vado, non sono un barbone. A parte che non ho nemmeno i soldi per l’autobus, alla 7 della mattina mi mettono in strada e fino a sera dove vado?».

Ma alcuni italiani pensano agli italiani. Non come Caritas e associazioni a scopo di lucro varie: tutte le settimane Roberto riceve il pacco alimentare che CasaPound distribuisce agli italiani in difficoltà. Una coppia di amici gli dà da mangiare e la possibilità di una doccia, ma altro non possono fare perché vivono in un alloggio pubblico e se gli dessero ospitalità fissa, verrebbero sfrattati anche loro.

«L’altra notte c’erano troppe zanzare e sono scappato , sono andato a dormire nel porticato della chiesetta di San Bartolameo. Mentre camminavo mi è venuto da piangere, ma non si deve perché se ci si lascia andare, è solo peggio».

«Speriamo che cambi e se non sarà così, mi metterò vestiti più pesanti e mi abituerò a dormire al freddo, come ho fatto col caldo. Ma non è giusto. Non ho fatto nulla di male, ma adesso si pensa solo ai profughi dimenticandosi di tutti gli altri che avrebbero bisogno di aiuto».

Non è tollerabile. Ma come ebeti intontiti dalla propaganda di decenni lo tolleriamo.

Questo è uno schifo di Stato. Uno Stato da abbattere. Non c’è alternativa possibile.