Profughi islamici in scuola, che scrive a genitori alunne: “No gambe nude o le stuprano”

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Una scuola ha inviato una lettera a casa ai genitori delle alunne, per avvisarli di non lasciare che le loro figlie indossino camicette o gonne corte, perché un centro di emergenza per l’accoglienza di 200 ‘profughi’ è stato istituito accanto alla palestra della scuola.

Non siamo a Bari, dove Renzi ha piazzato un centinaio di clandestini davanti ad una scuola femminile, ma allo Wilhelm-Diess-Gymnasium di Pocking, in Baviera. I clandestini raccattati da Renzi arrivano anche lì.

La palestra è stata chiusa, e le lezioni di educazione fisica sono state trasferite in una vicina scuola elementare, ma la scuola è preoccupata. Tanto che il preside ha recentemente inviato una lettera ai genitori per dare rassicurazioni sulle misure di sicurezza supplementari.

Ci sono timore di stupri.

La lettera forniscee agli studenti le istruzioni su come affrontare la situazione:

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“I cittadini siriani sono prevalentemente musulmani e parlano arabo. I rifugiati sono segnati dalla propria cultura. Visto che la nostra scuola è proprio accanto a dove hanno dimora, vestiti modesti dovrebbero essere indossati come forma di rispetto, al fine di evitare ‘problemi’. Camicette e pantaloncini corti o minigonne potrebbero portare a ‘malintesi’.”

A ‘malintesi’: fantastico come il politicamente corretto riesca a distorcere la lingua.

La lettera non è stato raggiunto con favore da alcuni genitori, ma un politico locale ha detto al giornale Die Welt che la mossa era “assolutamente necessaria”.

“Quando i ragazzi musulmani vanno in piscine all’aperto, sono sopraffatti quando vedono le ragazze in bikini”, ha detto.

“Questi ragazzi, che provengono da una cultura in cui per le donne non è visto di buon occhio mostrare la pelle nuda, hanno strane idee. Ovviamente questo è preoccupante per noi”, ha continuato.

Questo è lo ‘scontro di civiltà’. E come sempre, siamo noi europei a doverci ‘integrare’ adeguandoci alla cultura di sedicenti profughi. Sennò ti stuprano.




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