Padre del clandestino (terrorista): “Voleva solo una grossa macchina”

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“È caduto in una trappola”. Abdallah, 51 anni, muratore, è il padre di Abdel Majid Touil: “Abdel è partito con pochi soldi per raggiungere l’Italia, si è fidato delle persone sbagliate. Magari ha venduto il passaporto a chi non doveva,
senza immaginare le conseguenze o sottovalutandole. Qualcuno potrebbe aver preso la sua identità per partecipare all’attentato con un falso nome.È stata una trappola”. Ecco, vittimismo allo stato puro, veicolato dai media di distrazione di massa.

Questo è andato e venuto come clandestino, terrorista o no è comunque un delinquente.

E a veicolare questo vittimismo, non poteva essere che il giornale di Partito, il Corriere : “Si era stancato di non avere denaro. Da noi, d’estate — dice il padre — tornano gli emigranti per le vacanze. Li riconosci subito, arrivano con grosse macchine. Soffriva questa situazione e voleva provare a cambiarla”.

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“Cos’altro vuole sapere? Sì, a Sidi Jaber frequentava la moschea per pregare, ma alla pari degli altri. Quanto a Tunisi — dice il papà — la ignorava. Mio figlio non aveva mai viaggiato in aereo, non si è mai mosso. Se ha scelto di andarsene, lo ripeto, è stato per i soldi. Abdel Majid è andato a scuola ed è giusto che non si accontenti di una vita come la mia”.

E quindi venga qui da clandestino. Coperto dalla sua famiglia, padre compreso. A proposito: nessun magistrato sta indagando i familiari e le insegnanti della scuola da noi stipendiate per ‘favoreggiamento della immigrazione clandestina’? Esisterebbe una cosa chiamata obbligo dell’azione penale.

Questa intervista svela anche che i cosiddetti ‘profughi’, non sono persone in fuga dalla fame, ma membri delle classi medie locali in cerca di ricchezza. A casa nostra.





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