Governo scrive a sindaci: “A profughi dovete servire thè con biscotti e marmellata”

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Ogni 916 abitanti un sedicente profugo. È tutto messo nero su bianco dal Viminale e non c’è scusa che tenga: ogni Comune deve fare la propria parte nell’applicare il piano di accoglienza per richiedenti asilo.

In questa intervista rilasciata a Il Tempo,  della quale pubblichiamo solo alcuni estratti, parla il sindaco di Mandela – Valle dell’Aniene, 916 abitanti.

 

Sindaco, le tocca un solo immigrato. Paradossale.
«Già. Il Viminale, attraverso la Prefettura, ci ha inviato la comunicazione che dobbiamo ospitare un rifugiato».

Uno solo?
«Sì, perché abbiamo meno di mille abitanti e più di trecento. Licenza ne prenderà due, Vicovaro con quattromila abitanti invece sei. A Castel Madama ne andranno 40. Gli unici esentati sono i Comuni di Percile e Rocca Giovine, che ne hanno meno di 300».

Cosa vi chiede la Prefettura?
«Di ospitare un rifugiato in una struttura idonea».

Bene. Il suo Comune ce l’ha?
«Ma cosa ha? Con meno di mille abitanti possiamo avere una struttura idonea? Non c’è neanche una banca, un bancomat: nessun istituto di credito apre uno sportello qui. Certo che non ce l’abbiamo…».

E come farà?
«Dovrò trovargli un posto… Prendergli una casa in affitto. Che ne so… Un monolocale».

Quanto costa al mese un monolocale a Mandela?
«Più o meno 300 euro».

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E chi paga?
«Lo Stato. Nella circolare i Comuni vengono informati che riceveranno una diaria di 35 euro al giorno per pernottamento, tre pasti, vestiti, pulizie, assistenza. Fanno mille euro al mese più o meno».

Così 300 se ne vanno per il monolocale. Ne restano 700 per il vitto.
«Già. E, vede, anche questo è un bel problema…».

Si spieghi.
«Non avendo una struttura idonea ad accogliere rifugiati, chi cucina? Dovrò fare una convenzione con una trattoriola locale, dovrò organizzarmi… Magari con 7-10 euro a pasto me la cavo. Come paghiamo i vestiti? E le pulizie chi le fa? E poi c’è il problema del menù…».

Prego? Il menù?
«Eh certo! Nella circolare, ad esempio, ci si dice che a colazione dobbiamo servire caffè e latte o thè con biscotti o fette biscottate e marmellata. Ma dobbiamo portarglielo a casa? E chi glielo porta? Magari potremmo fare una convenzione con un bar dove può ritirare il cibo».

Capisco. Torniamo però al menù.
«Mettiamo il caso che qui arrivi un musulmano, dobbiamo preparargli un menù adeguato alla sua religione. Questo ci chiede il Viminale. Però noi qua abbiamo cinghiali, maiali… Mica la mangiano questa carne i musulmani! I ristoranti preparano cucina locale: carne alla brace, amatriciana. C’è il maiale! E che gli cucinano in alternativa? Pollo? Riso in bianco? Per non parlare della lingua. Se non parla inglese o francese come facciamo? Non siamo preparati, non c’è personale specializzato».

Impossibile proprio che si trovi un lavoro?
«Beh… Non so… Guardi, noi abbiamo in paese cinque compaesani che vivono in condizioni di difficoltà. Non lavorano. Ogni mese il Comune gli dà 350 euro, un buono lavoro».

Cos’è un buono lavoro?
«Un sussidio. Non lavorano e gli aiutiamo economicamente. Ovviamente prendendo quei soldi da un bilancio comunale di soli 1,8 milioni di euro l’anno e togliendoli ad altri servizi: giardini, strade, anziani».

Mi sta dicendo che un immigrato vive con mille euro al mese e cinque italiani con 350 ciascuno?
«Esatto. Però attenzione: a noi lo Stato non ridà un centesimo dei soldi che diamo ai nostri compaesani senza lavoro. Anzi, ci toglie i soldi dell’Imu, taglia ogni anno i trasferimenti ai piccoli Comuni. Però il governo ci dà i soldi per il rifugiato».

Torniamo all’emergenza immigrazione. Cosa ne pensano i suoi colleghi sindaci dei Comuni limitrofi?
«Ho parlato con loro, con Vicovaro, con Licenza. Il problema coinvolge tutta la Comunità Montana. Anzi, coinvolge la Provincia di Roma, il Lazio… tutta l’Italia… Siamo pieni di piccoli Comuni. Guardi cosa sta accadendo a Marino…».

Cosa farete?
«Chiederemo un incontro al prefetto Gabrielli, altrimenti saremo costretti a manifestare sotto Palazzo Valentini».

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