Trö­glitz: l’unica città tedesca che resiste all’invasione dei ‘profughi’

Vox
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Trö­glitz, fra­zione di un pic­colo comune tedesco di appena 2.712 abitanti, Elste­raue. Siamo a Est, nell’ex Repub­blica demo­cra­tica tede­sca, dove il liberismo non ha risolto i problemi di disoc­cu­pa­zione e povertà, ma ha esasperato le differenze.

Lì, sarebbero dovuti arrivare a maggio 40 clandestini – richie­denti asilo, come li definiscono i creduloni dell’accoglienza – in fuga da guerre inesistenti. Non acca­drà: lo sta­bile che avrebbe dovuto ospi­tarli è stato incen­diato lo scorso 4 aprile. Da ‘ignoti’.

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Quando a Gen­naio si venne a sapere che l’amministrazione locale aveva accettato l’arrivo dei clandestini, a Trö­glitz comin­cia­rono le pro­te­ste e le minacce al sin­daco demo­cri­stiano Mar­kus Nierth, che fu costretto alle dimis­sioni.

Paradossalmente, le zone ex-comuniste sono state meno interessate dalla propaganda invasiva che ha invece interessato l’occidente cosiddetto ‘libero’. La Germania lo dimostra bene: lo stesso popolo mostra livelli di resistenza diversa tra l’ovest e l’est. Il totalitarismo della ‘libertà’ ha intaccato più di quello comunista l’animo profondo delle società europee.

Ora, i man­cati ‘ospiti’ restano nel vicino borgo di Zeitz, in attesa di essere smi­stati nei comuni della zona. Perché il progetto di diffusione degli africani non è solo italiano, è europeo. Vogliono devastare etnicamente l’Europa diffondendo il più possibile il tumore immigrazione. Per questo prendono di mira i piccoli comuni, quelli meno ‘compromessi etnicamente’: non deve rimanere nessun luogo intatto da dove gli autoctoni potrebbero ribellarsi all’invasione.

E’ la dimostrazione. La stessa di Tor Sapienza: quando il popolo si ribella, chi comanda ha paura. Si può fare. Resistere all’invasione è un dovere.