Profughi in case con servizi di lavanderia e ristorazione compresa

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PRATO – Altri sedicenti profughi – tutti eritrei, quindi clandestini – sono arrivati giovedì a Prato e sono stati smistati a Montemurlo. Altri arriveranno, presto, visto l’entusiasmo con il quale l’amministrazione li ha accolti e si è detta disponibile ad accoglierne altri.

Gli ultimi arrivi sono stati sistemati in due appartamenti dei condomini residenziali di via La Marmora 34. Non male, per chi, fino all’altro giorno viveva in Eritrea: poi vi chiedete come mai partono?{}

A Prato ce ne sono 157 in una struttura scolastica, e il vescovo fanatico Franco Agostinelli ha detto:“Mi auguro che ciascuno di questi ospiti possa costruirsi un futuro dignitoso. Questo è un diritto”. A casa loro, non a casa nostra. Ma queste sono le tipiche parole di chi non ha mai lavorato in vita sua e vive alle spalle dei contribuenti, cosa tipica di un vescovo.

Forte il malumore da parte dei condomini che, senza nessun preavviso, si sono visti piombare nelle case vicinei clandestini: “Vorremmo che per lo meno ci fosse una condivisione delle scelte da parte degli organi preposti – dice una delle persone che ha acquistato la casa in cooperativa (Abitcoop ndr) – Qui abbiamo investito tutti i nostri risparmi perché ci venne detto che l’obiettivo era creare una realtà condominiale “residenziale e qualificata”, all’interno della quale tutti si sarebbero presi cura del proprio appartamento e delle aree comuni”. E invece, arrivano i clandestini africani.

E potrebbero arrivare anche nell’appartamento sfitto vicino a te che stai leggendo.

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La gestione di queste abitazione (due a Prato e poi individuate a Carmignano, Poggio a Caiano, Vernio e Vaiano) è dell’ente gestore: di tratta della solita ‘associazione’ di imprese ‘temporanea’ creata ad arte per speculare sull’invasione (Santa Rita, Pane e Rose e Astir) che ha vinto il bando della Prefettura di Prato il 10 marzo scorso.

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Ai clandestini sono garantiti lauti pasti, pulizie domestiche, servizio di lavanderia (mica penserete che si lavino le cose da soli).

Loro si limitano a ritirare i pasti gratuiti:

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“L’arrivo di nuovi rifugiati – li chiama così il vicesindaco di Prato Simone Faggi – si configura qui come in tutta Italia come un’emergenza umanitaria. Siamo pronti ad accogliere un’altra quota”.

Lui è pronto: e i suoi concittadini?