Analista russo: “Distruggiamo gli Usa con attacco nucleare al supervulcano di Yellowstone”

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L’analista geopolitico russo Konstantin Sivkov ha ‘suggeruto’ che Mosca dovrebbe lanciare un attacco nucleare sul Parco Nazionale di Yellowstone e sulla faglia di San Andrea, notando che le conseguenze sarebbero devastanti e porterebbero alla ‘scomparsa’ degli Stati Uniti come Paese.

Chiede analista russo per l'attacco nucleare sul Parco Nazionale di Yellowstone

Sivkov ha fatto i commenti in un pezzo per il giornale russo VPK News.

Secondo l’analista, l’aggressione della NATO contro la Russia richiede la “completa distruzione del nemico”, prima che “questo distrugga noi”. Non è un bel ‘momento’, quando uno di due contendenti inizia a pensare che l’altro lo vuole distruggere: può agire preventivamente.

“I geologi ritengono che il supervulcano Yellowstone potrebbe esplodere da un momento all’altro (in realtà in termini geologici di migliaia di anni ndr), ci sono segni di crescente attività lì. Pertanto è sufficiente un’esplosione relativamente piccola in termini di megatoni per avviare un’eruzione. Le conseguenze sarebbero catastrofiche per gli Stati Uniti – come paese scomparirebbe”, ha detto.

Un’eruzione del supervulcano Yellowstone ucciderebbe milioni di persone nell’esplosione iniziale e seppellirebbe gran parte degli Stati Uniti sotto la cenere vulcanica. Secondo alcuni esperti, potrebbe causare la fine del mondo. L’ultima volta che un supervulcano esplose in Siberia, l’85 per cento di tutte le specie terrestri e il 95 per cento di tutte quelle marine vennero completamente spazzate via.

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Nel 2013 è stato rivelato che il magma sotto lo Yellowstone è due volte e mezzo più grande di quanto si pensasse, dando al supervulcano del parco il potenziale per causare una eruzione 2.000 volte più potente di quella devastante di Mount St. Helens.

In teoria potrebbe esplodere domani mattina come tra migliaia di anni.

Poi Sivkov ha anche detto che, mentre la geografia della Russia la protegge dalla minaccia rappresentata da uno tsunami, questo potrebbe essere innescato negli Stati Uniti con un attacco atomico sulla faglia di San Andrea.

“Un’altra area vulnerabile degli Stati Uniti dal punto di vista geofisico, è la faglia di San Andreas – 1300 km tra il Pacifico e le piastre del Nord America … una detonazione di un’arma nucleare può innescare eventi catastrofici, come uno tsunami che può distruggere completamente le infrastrutture degli Stati Uniti”, ha scritto.

Secondo Sivkov, gli Stati Uniti hanno in progetto di “distruggere la Russia”, e Mosca è in una posizione molto peggiore di quanto non fosse 50 anni fa, perché ha molti meno alleati e non può competere con la potenza militare della NATO e dei suoi alleati.

Mentre è impensabile che qualcuno all’interno del Cremlino prenda sul serio i commenti di Sivkov, la sua retorica illustra bene la sindrome di accerchiamento che vivono i russi, e questa è tutta responsabilità della politica aggressiva e stolta degli Usa. E quando l’orso si sente accerchiato, le sue reazioni possono essere imprevedibili.

Al di là delle ipotesi piuttosto fantascientifiche di Sivkov, un’azione possibile e dalle conseguenze devastanti – e le Russia ne ha la capacità tecnologica – è far esplodere un ordigno nucleare sopra il continente americano, questo genererebbe un evento EMP talmente potente da mettere fuori uso tutta l’infrastruttura elettronica degli Usa: ci vorrebbero anni per riportare il tutto alla normalità. I blackout durerebbero mesi.




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