Genocidio: le coop del PD portano 30 nigeriani in paesino di 700 anime

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Tornano i clandestini camuffati da profughi, in Valchiusella, territorio nel quale ci sono un certo numero di parassiti che non si tira mai indietro quando c’è da succhiare i soldi dei contribuenti italiani.

Nella struttura della Casa della solidarietà di via Bruno Filippi 18, nel centro del paese, da giovedì 5 marzo sono ospiti 30 uomini di nazionalità nigeriana (notoriamente la Nigeria è vicina alla Siria), sbarcati sulle coste dell’Agrigentino all’inizio del mese e smistati in Piemonte dalla Prefettura secondo il piano del governo: diffondere i clandestini il più possibile.

Sono tutti ‘richiedenti protezione internazionale’. Che non verrà loro garantita, perché in Nigeria non ci sono guerre, ma tra richieste e ricorsi (gestiti dalle coop che li ospitano), passeranno molti mesi, più di un anno, nelle strutture a spese nostre. E così, il Consorzio Codeal di cooperative della valle d’Aosta incasserà dei bei soldi degli italiani. Si occuperanno dei gozzovigli le famigerate associazioni Leone Rosso e Le Soleil il compito di occuparsi della permanenza degli africani.

La Casa della solidarietà è oggi di proprietà della Onlus torinese Croce Giallo-Azzurra e già per due volte negli ultimi dieci anni si è già fatta carico di ospitare stranieri. Sempre dietro lauto compenso.

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«Sono arrivati in autobus da Torino, una volta sbarcati in Sicilia e destinati in Piemonte secondo il piano d’accoglienza predisposto dal Ministero – spiega Veronica Fantini, referente della Cooperativa Leone Rosso di Aosta -. Si tratta di un gruppo di trenta uomini, tutti di nazionalità nigeriana, maggiorenni e non oltre i trent’anni. Come per molte altre persone che hanno vissuto questa non facile esperienza si sono imbarcati in territorio libico e, attraversato il Mediterraneo, sono giunti fino alle coste siciliane». Vanno in Libia perché sanno che una volta qui vengono mantenuti.

«In queste prime giornate di soggiorno dei nostri ospiti stiamo cercando di organizzare la loro vita – continua Veronica Fantini -. La nostra associazioni ha il compito di occuparsi del vitto, alloggio, abbigliamento e cura personale di questi uomini. Al momento forniamo loro un servizio catering per quanto riguarda i pasti, poi ci organizzeremo affinché possano loro stessi cucinare ciò che vogliono, magari cibi più consoni alle loro tradizioni». Si occupa anche della loro cura personale, la signora Fantini.

«Inoltre, ognuno percepisce 2,50 euro al giorno – continua la referente dell’associazione Leone Rosso -. E al più presto ci attiveremo con l’organizzazione di corsi d’insegnamento della lingua italiana e laboratori di vario genere in modo tale da poterli impegnare durante la giornata, ma soprattutto possano al più presto integrarsi con il territorio che li circonda. Ci vorrà ancora un po’ di tempo».

Tutto a spese nostre.

Alice Superiore è un piccolo paese montano di circa 714 abitanti, da alcuni giorni, improvvisamente, quasi il 10% della sua popolazione è nigeriana. Si chiama ‘genocidio con altri mezzi’, di questo chiameremo a rispondere, prima o poi, a rispondere Al Fano e il suo complice Renzi.




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